“La speranza è che questi giorni possano aiutare a riscoprire la presenza di Dio nella quotidianità e anche la possibilità che il Signore dà a questi ragazzi di cambiare il mondo”. A parlare è don Rolando Covi, responsabile della corposa comitiva della Diocesi di Trento a Cracovia.
La GMG è un momento di Chiesa che esce dai confini della parrocchia e anche della diocesi. “Abbiamo incontrato giovani da ogni parte del mondo uniti dalla fede, fede che è ricerca intrecciata con il dubbio: partecipare a questa Giornata può rappresentare per un giovane un momento importante all'interno del proprio cammino di fede”, commenta don Rolando, prima di risalire sul pullman del ritorno.
GMG dopo GMG anche la macchina organizzativa si perfeziona. “Il grazie più bello – che viene anche dai ragazzi – è per la squadra che ha cominciato a lavorare un anno fa per preparare al meglio questo grande evento. Per i giovani responsabili e vice responsabili che si sono messi a servizio degli altri, aiutandoli nei momenti critici o di difficoltà logistica. E infine per tutti i numerosi preti, religiosi e religiose che hanno mostrato la loro capacità di stare con i ragazzi, di ascoltarli, di raccontare loro Dio, di sostenerli nei momenti in cui le grandi domande uscivano dalle loro riflessioni”.
Un pensiero anche a Susanna, la diciannovenne romana contagiata da meningite e deceduta nel viaggio di rientro dalla Polonia. “Ci mette grande tristezza sapere che una ragazza protagonista, come noi, delle forti emozioni della Giornata Mondiale della Gioventù non abbia potuto raccontarle ai propri cari come stanno facendo ora i nostri giovani. Appena appresa la notizia, sui pullman abbiamo pregato per lei”.
Il direttore dell’Ufficio di Pastorale giovanile ci tiene però a tranquillizzare chi ha partecipato alla GMG e i loro familiari: “Come ha comunicato l’Azienda Sanitaria, che ringrazio per la professionalità e il buon senso dimostrato in questa circostanza, la profilassi è raccomandata per tutti coloro che hanno avuto contatti stretti con la persona deceduta. Ma, a quanto ci risulta, nessuno dei trentini – sottolinea – ha viaggiato nello stesso pullman, dormito negli stessi locali o pranzato allo stesso tavolo della ragazza scomparsa”.
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