Voci d’oro

Quindici minuti e quattro canzoni per consegnare uno spaccato della coralità alpina come rappresentanti non solo del Trentino, ma dell'Italia, in mezzo a una trentina di altre nazionalità

Un modo di cantare che si basa anche su pianissimi, che si sentono appena. Questo era la coralità alpina nel momento in cui, novant’anni fa, è nata. All’occorrenza, però, sa farsi sentire.

Un’occasione, recentemente, per il coro della Sat di Trento, è stata la nona edizione dei World Choir Games, i campionati mondiali delle coralità, dove la formazione trentina si è distinta in mezzo a tante altre tradizioni corali, vincendo la medaglia d’oro nella sua categoria.

Cinque giorni, dal 6 al 10 luglio, per raggiungere Sochi, città della Russia che si affaccia sul mar Nero, e partecipare al più grande concorso corale del mondo. Ai microfoni di Michela Grazzi per la diretta nazionale Mattinata inBlu, è stato Mauro Pedrotti, direttore del coro della Sat dal 1988, a raccontare quest'indimenticabile avventura.

Direttore, come vi è venuta l'idea di partecipare?

Questo concorso, organizzato da “Interkultur”, è un campionato mondiale della coralità, non solo alpina: prevede una trentina di categorie, dalle voci bianche al jazz, dal gospel al repertorio classico romantico. C’è anche una categoria che prevede il folk, cioè il canto popolare con arrangiamenti e a cappella, senza strumenti. Noi rientriamo perfettamente in quest’ultima categoria. Abbiamo quindi pensato di vedere che aria tirava dalle parti di Sochi.

Come siete stati accolti a Sochi?

Ci siamo sentiti a casa, anche grazie alla simpatia della gente. C’erano molti giovani, anche fra i coristi che giravano per la città in attesa dell’esibizione. In tutto erano presenti 312 cori, molti dimensionati a livello di 60-70 coristi, anche se qualcuno ne contava 100. Facendo i conti, giravano per Sochi circa 15 mila coristi, di almeno 30 nazioni diverse.

In ambito folk, tra l’altro, c’erano generi abbastanza diversi…

Diversissimi. Partecipavano persino cori cinesi, io non conoscevo il folk cinese! C’erano anche cori russi, del Sud Africa, della Bulgaria e della Romania. In generale, erano molti i cori provenienti dall’est, dall’Asia.

Italiani?

Solo il coro della Sat. Gli unici italiani a portare la bandiera. Abbiamo rappresentato, con la tradizione di montagna, tutta la musica italiana.

E vi siete portati a casa una bella medaglia d’oro.

Eravamo un gruppo agguerrito. Abbiamo partecipato quasi tutti, mancavano 5 coristi su 32, che per motivi lavorativi hanno dovuto rinunciare alla trasferta. Ogni categoria aveva una giuria e, per avere la medaglia d’oro, occorreva un punteggio minimo di 80 punti, che noi abbiamo superato. Una grandissima soddisfazione.

Al “World Choir Games” quali canzoni avete scelto di cantare?

C’erano a disposizione 15 minuti di tempo. Il nostro repertorio è stato presentato in un contesto in cui era assolutamente sconosciuto. Infatti è conosciuto in Italia e in qualche Stato europeo, come la Germania, la Francia e la Svizzera, dove siamo andati spesso a cantare. Ma è certamente sconosciuto in Cina e in Russia, anche se in Russia siamo già stati tre volte. Abbiamo eseguito quattro canzoni rappresentative del nostro repertorio: “I lamenti di una fanciulla” di Arturo Benedetti Michelangeli, armonizzato da Benedetti Michelangeli, “A la Tor Vanga” e “Ninna nanna” di Renato Dionisi, che è trentino, e quindi sembrava giusto ricordarlo, e “Poro Soldato” di Antonio Pedrotti.

Tra due anni ci sarete in Sud Africa?

Ci faremo un pensierino.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina