Nella seduta plenaria del Parlamento Europeo di giovedì 25 febbraio è in votazione una proposta di risoluzione sulla situazione umanitaria nello Yemen, che denuncia apertamente l’intervento militare di una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, ma al di fuori di un qualsivoglia “ombrello” internazionale. E denuncia altresì il protrarsi della fornitura da parte di Stati membri – tra i quali l’Italia – di armi all’Arabia Saudita in violazione della posizione comune europea che vieta tali commerci verso Paesi dove è concreto il rischio che questi sistemi d’arma possano servire a commettere “gravi violazioni del diritto internazionale” e “nuocere alla pace, alla sicurezza e alla stabilità regionale”.
In vista del dibattito e del voto in Aula sulla risoluzione riguardante la situazione in Yemen, comprendente anche un emendamento per lo stop di forniture armate a tutte le parti coinvolte nel conflitto, 23 Organizzazioni non governative di tutta Europa hanno inviato una lettera a presidenti e vicepresidenti di tutti i gruppi al Parlamento europeo e promosso azioni di sensibilizzazione di tutti i Parlamentari Europei tramite i loro profili social, per esprimere la loro preoccupazione e la loro volontà che si giunga a un blocco delle esportazioni di armi verso i Paesi in conflitto.
Tra le organizzazioni firmatarie c’è la Rete italiana per il disarmo, che ha presentato un esposto in Procura a Roma per chiedere di verificare l’osservanza della Legge n. 185 del 1990 sullì’export di armi in riferimento alle recenti numerose spedizioni dall’Italia di bombe aeree all’Arabia Saudita. Esposti analoghi sono stati presentati anche in Procure di altre città italiane, tra cui Brescia (dove ha sede l’azienda tedesca RWM Italia fornitrice delle bombe aeree).
Dopo dieci mesi di ostilità la situazione in Yemen è tragica: le agenzie dell’Onu riportano più di seimila morti di cui circa la metà tra la popolazione civile (di cui 700 bambini), oltre 20mila feriti, milioni di sfollati, più metà della popolazione ridotta alla fame.
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