La violenza di genere, resta un fenomeno in costante crescita. Se n'è parlato venerdì a Riva
Duecentosessanta storie, di violenza. Duecentosessanta donne, le vittime. È un numero alto, troppo alto, quello che l'Osservatorio provinciale sulla violenza di genere riporta nel documento sulle denunce in Trentino nel triennio 2011-2013. Un numero che fa schizzare al terzo posto della triste classifica, dopo Trento e Rovereto, il territorio altogardesano, dove la popolazione femminile è di 28 mila residenti e dove nei tre anni 9 donne su 1.000 hanno denunciato alle forze dell'ordine un abuso, una molestia, una prevaricazione.
Un numero che fa rabbrividire ma che rende l'idea di quanto presente sia pure in quest'“isola felice” il fenomeno. Di cui purtroppo ancora poco si parla. Ecco dunque la necessità non solo di divulgare la cultura e il rispetto alla persona, ma anche di offrire alla popolazione degli strumenti di supporto, delle risorse che possono dare un aiuto, psicologico, giuridico, informativo. Per prevenire.
“Stalking, femminicidio e violenza sui minori” era il titolo dell'evento pubblico organizzato venerdì scorso nella sala della Comunità di valle dallo “Studio grafologico Sartori” con la collaborazione di Trentino Storia Territorio, del Comune di Riva, della Comunità di valle. Vi hanno partecipato relatori influenti del panorama nazionale, che hanno aiutato ad approfondire l'argomento e fornire a chi in difficoltà dei mezzi di (auto)difesa, concreti e subito fruibili, volti a tutelare le donne vittime di violenza ed i minori, spesso spettatori inermi di situazioni che portano a disagi e sofferenze profonde, o a coloro che potenzialmente corrono il rischio di diventarlo.
“Chiunque, in un periodo particolare della propria vita, può diventare vittima di prevaricazioni”, ha spiegato Debora Larosa, psicologa, esperta in relazioni di coppia patologiche. “Non solo la moglie, la compagna o il minore che vive immerso in contesti anaffettivi e disfunzionali dunque, ma una persona che si sottostima, che ha perso fiducia in se stessa, divenendo così malleabile, incapace di ribellarsi, e innescando un meccanismo vizioso che in modo subdolo porta all'annientamento, alla sottomissione”. Lo stalking più pericoloso, ha precisato Ruben De Luca, psicologo, criminologo, impegnato in studi sul femminicidio, è quello che trova terreno fertile nei legami relazionali. “Alcune tipicità del manipolatore patologico – ha detto ancora De Luca – possono però esser rilevate prima che questo si manifesti come tale, e se riconosciute e colte in tempo possono consentire alla donna di allontanarsi, tutelarsi legalmente, socialmente e psicologicamente, prima che il proprio contesto di vita si deteriori”.
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