Produzione integrata e biologica

Finora tra i due sistemi di coltivazione e relativi prodotti c’è stata una netta contrapposizione. Nel lungo periodo le due strade confluiranno e a fare da ponte saranno gli agrobiofarmaci

Produzione integrata e produzione biologica sono due modi diversi di interpretare il concetto di eco-sostenibilità. L’acquirente può scegliere prodotti dell’una o dell’altra provenienza, ma deve essere messo nelle condizioni di fare una scelta consapevole. Serve in altri termini una informazione puntuale e diffusa per far capire che la produzione integrata si avvale di molti mezzi e metodi validati in precedenza da chi pratica l’agricoltura biologica. Un settore in continua crescita sia a livello di ricerca sia da parte delle multinazionali è quello degli agrobiofarmaci che trovano applicazione più nella produzione integrata che in quella biologica.

Gli agrobiofarmaci o mezzi biologici di ultima generazione si possono suddividere in quattro categorie: i macrorganismi ausiliari ovvero insetti ed acari utili allevati in centri di produzione denominati biofabbriche ai quali si aggiungono i formulati a base di nematodi entomopatogeni; i microrganismi composti da virus, funghi, batteri, ecc. che vengono formulati e distribuiti con le stesse macchine irroratrici dei mezzi convenzionali; i semiochimici ovvero le molecole che molti insetti impiegano per comunicare tra loro (feromoni soprattutto) che sono impiegate per turbare le loro comunicazioni (confusione sessuale) o per attirarli ed ucciderli (attrazione e morte); gli estratti vegetali, prodotti ad azione fitosanitaria estratti da piante.

Ad eccezione della categoria degli ausiliari, tutte le altre devono seguire un iter di registrazione per l’immissione in commercio del tutto simile alle molecole di sintesi.

I mezzi biologici sono in progressiva espansione e rappresentano oltre il 30% del mercato mondiale degli agrofarmaci. Il ritmo di sviluppo di questa fascia di prodotti è previsto in crescita per circa un 15% annuo per il prossimo quinquennio. Alle nuove biotecnologie cominciano ad essere interessate anche le multinazionali. Si spera che questo non sia solo un interesse di facciata e che gli investimenti siano realmente vantaggiosi per lo sviluppo di un’agricoltura ecosostenibile.

Di agrobiofarmaci si sta interessando anche uno dei Dipartimenti del Centro di ricerca e innovazione della Fondazione Edmund Mach di S. Michele. E’ tuttavia impensabile che, almeno nel medio periodo, gli agrobiofarmaci possano sostituirsi completamente ai prodotti fitosanitari convenzionali.

In ogni caso il settore dei mezzi biologici tende ad acquisire sempre più peso; soprattutto cominciano a dare il loro significativo contributo all’interno delle strategie di produzione integrata e si candidano ad un ruolo non secondario nei Piani di azione nazionali (PAN) che determineranno le regole fitoiatriche nei prossimi anni a patto che venga data loro la precedenza chiaramente auspicata dal legislatore europeo. Si potrebbe così ipotizzare una svolta epocale per i disciplinari di produzione integrata. I mezzi di sintesi dei quali gli agrobiofarmaci rappresentano al momento un complemento hanno spesso limitazioni nel numero massimo di interventi annuali con lo stesso principio attivo o con gruppi chimici similari nel loro modo di azione. Ciò per evitare l’insorgere di ceppi resistenti.

Forse è giunto il tempo, se vogliamo veramente parlare di produzione integrata, che per certe colture (soprattutto orticole e frutticole) sia inserito nei disciplinari di produzione integrata invece il numero minimo di interventi con mezzi biologici.

Oltre a ridurre il rischio di sviluppo di popolazione resistente alle molecole di sintesi il numero minimo potrebbe essere di stimolo per una reale riposta ecosostenibile della produzione integrata con indubbi vantaggi residuali, ambientali e anche per la salute degli operatori.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina