Novaledo contro l’impianto di biomassa della Menz&Gasser

Una protesta del gruppo “Sano” di Novaledo contro il biomassa
Per far sentire la loro voce in ordine al progetto di ampliamento dell’industria alimentare Menz&Gasser di Novaledo – un investimento da 33 milioni di euro, 10 dei quali prestati dalla Provincia Autonoma di Trento -, due associazioni territoriali, il “Gruppo di salute pubblica” e ValsuganAttiva hanno deciso di organizzare una conferenza stampa sabato 21 febbraio scorso nei locali della canonica di Cristo Re a Trento, concessa senza batter ciglio da don Emilio Menegol, ben addentro nei problemi della Valsugana per l’attività pastorale svolta a Villagnedo dal 2004 al 2010.

Le due associazioni contestano l’inserimento nel piano di sviluppo di un impianto di biomassa per la produzione di energia elettrica. Secondo i loro leader e portavoce, Renzo Maria Grosselli, Walter Tomio, Alessandra Sordo e Paolo Ofer, la struttura inciderebbe ulteriormente sul già precario sistema ambientale valsuganotto definito un “pentolone bollente ed inquinante” a causa del traffico, dell’Acciaieria di Borgo, dell’essicatoio e delle discariche abusive, già oggetto di specifiche indagini giudiziarie.

Il tema da settimane tiene banco a Novaledo e nei comuni limitrofi, nonché all’interno e all’esterno dei cancelli della fabbrica di marmellate. E fa discutere il fatto che il parroco di Novaledo, don Augusto Pagan, abbia rilanciato dal pulpito le perplessità raccolte fra la gente intorno all’opera.

Grosselli, come Tomio ed Ofer, non hanno contestato il piano di sviluppo aziendale che prevede, tra l’altro, nuova occupazione, ma la costruzione dell’impianto a biomassa secca e legna ottenuta con lo sfruttamento di alberi, scarti erbacei, scarti di lavorazioni agricole in quantità tali da incrementare a dismisura il traffico pesante su gomma per il trasporto della materia prima dalle regioni vicine, già questo fonte di inquinamento, e soprattutto la dispersione nell’aria di sostanze tossiche, attraverso la combustione. Lungo l’elenco delle controindicazioni citato dai relatori con una lettura approfondita dei dispositivi di legge locali, nazionali ed europei in materia per arrivare ad una conclusione condivisa: “Non siamo d’accordo che si possa morire da giovani per il profitto di altri”. Tra l’altro è stato riferito che l’impianto, definito “un’attività parallela alla coltivazione terriera”, verrebbe costruito “a pochi metri da alcune case abitate e a un centinaio di metri dal centro paese”. Con brevi cortometraggi presentati su tablet è stata evidenziata l’attuale situazione con la fittissima cappa di nebbia sulla zona che potrebbe fare un domani da aggravante al pentolone già saturo, inquinante, con ricadute sulla zona.

La proposta è quella di poter contare su un contraddittorio sia con l’azienda, già sentita in un’occasione, che con la Provincia. Molti i dubbi da sciogliere infatti per un investimento considerato rilevante che beneficia del sostegno finanziario pubblico proprio in ordine alle emissioni lontane dallo zero, sulle procedure per il monitoraggio delle fonti inquinanti, mentre il vantaggio sostenibile per un’azienda in salute come la Menz&Gasser deve risultare una garanzia per tutti, investendo dunque il sacro e il profano, e non solo un profitto.

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