Diverse novità per la nuova edizione del progetto “Fucina dei mestieri”. Su tutte l'apertura di un negozio per vendere i manufatti realizzati
“È molto difficile riuscire a creare in proprio un’azienda che produce e vende solo cesti di vimini, borse di feltro o manufatti al telaio. Per questo stiamo lavorando per aprire un negozio dove si possano vendere questi prodotti realizzati da diversi operatori, coordinati in una cooperativa, e puntando sul turismo, con un marchio della Valle di Non, magari con il logo dell’APT. Il commercio potrebbe prendere anche una piega virtuale con un sito in internet”.
Prende corpo il progetto della “Fucina dei mestieri” che per il secondo anno, ai corsi già avviati, affianca nuove proposte nell'ottica di un recupero di mestieri che normalmente venivano svolti in tutte le case fino agli anni Cinquanta. L’idea, partita dall’associazione “Charta della Regola”, è sostenuta dal Comune con l'assessore alla cultura Raffaella Battocletti e anche da varie associazioni locali e provinciali.
La novità di quest'anno, come anticipato dall'animatrice dell'iniziativa Maddalena Springhetti, è quella di trovare idee per la commercializzazione e la diffusione dei manufatti. “Per il momento l'idea è allo stato embrionale”, precisa Springhetti. “Con il tempo, però, vogliamo cominciare a muovere i primi passi”.
Questa e le altre proposte, assieme all'attività svolta lo scorso anno, sono state presentate alla comunità e a un folto gruppo di politici, sabato scorso; ai partecipanti alle lezioni, Francesca Malench, presidente della “Charta della Regola” ha consegnato un diploma. Alla “vecchia” programmazione, è stato sottolineato, si affiancheranno quest'anno altri nuovi percorsi. “Il baule dei tesori” è uno di questi, e consisterà nel dare nuova vita a vecchi capi di vestiario, che sono fuori moda ma di buona qualità.
“Questo non è solo un discorso di risparmio, ma di rispetto per le materie prime, per l’ambiente e per l’oggetto stesso, superando il concetto dell’usa e getta e recuperando saperi e manualità che altrimenti andrebbero persi”, sottolinea Maddalena Springhetti. Altro ciclo di lezioni interessanti riguarda il restauro di piccoli mobili: sverniciatura, riverniciatura e decorazione, con la sostituzione di eventuali pezzi mancanti o riparazione di cassetti e ante. Questa attività, in un secondo tempo, se coltivata e approfondita, potrebbe creare anche uno sbocco occupazionale.
Parte quest’anno anche l’“interior design”, che insegnerà a decorare e a rendere più accoglienti le case e gli ambienti pubblici. Si affiancherà anche un corso di ricamo e di cucito per principianti. Saranno ripresi quelli iniziati l’anno scorso: cesteria, feltro, tombolo, patchwork e tessitura, in maniera più avanzata. “Due persone che hanno frequentato già i corsi sono andate oltre l’apprendimento e tentano di trasformare un hobby in una piccola azienda privata”, spiega ancora Maddalena Springhetti.
“Questo è stato un anno di rodaggio, per un progetto di formazione finanziato con i fondi della Comunità Europea”, ha ricordato l'assessora Raffaella Battocletti, secondo la quale in questi percorsi non si impara solo a cucire stoffe ma si intessono anche importanti relazioni umane. “L’artigiano assomiglia all’artista – ha concluso l'assessore Franco Panizza, elogiando questa scuola dei mestieri – perché ogni oggetto che crea ha la sua storia, mette in relazione con gli altri e dà una risposta alla crisi”.
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