La “caccia all'orsa” ha invaso il web, i media nazionali cavalcano il plantigrado trentino. Ma ora c'è anche chi dice: “Piano, abbassiamo i toni…”
Mentre in Iraq si uccidono donne e bambini in fuga e a Gaza i profughi chiedono tregua, il “caso” giornalistico trentino di Ferragosto è quello di Daniza, la “nonna” dei nostri orsi, che ha aggredito un fungaiolo nei boschi di Pinzolo. Un caso che non accenna a smontarsi, anche a sette giorni di distanza, perché è ancora aperta “la caccia all'orsa” e lo scontro – divampato soprattutto nei social media – fra contrari e favorevoli alla sua cattura. Non è la prima volta che un incontro ravvicinato di questo tipo accende gli animi e scatena le penne più brillanti – in questo caso poi il protagonista Daniele Maturi è soprannominato “Carnera” e si è difeso “a calci e pugni” – ma in queste ultime ore si fanno spazio anche le voci che invitano ad abbassare i toni, a soppesare il peso specifico di una vicenda che è certamente simbolica del rapporto uomo – natura, ma che va anche collocata in parametri di equilibro. “Stiamo perdendo il senso delle proporzioni, tutto questo rumore attorno alla Daniza, ci sono anche altri problemi….” è una delle delle telefonate alla nostra redazione con l'invito ad abbassare i toni. Una posizione probabilmente condivisa, forse poco rappresentata, che si fa spazio anche nel web. Ad esempio, scriveva mercoledì in un commento su Facebook Elisabetta Bozzarelli, già direttrice di un'associazione di cooperazione internazionale: “#iostocondaniza e #iostoconlambiente devo dire però che mi suscita un certo non so che vedere in così pochi giorni tante firme raccolte per la bella mamma orsa.. Molte volte ci sentiamo più toccati dalla vita di un animale che da molte altre vite nel mondo.. Perché? Perché non ci tocca con altrettanta forza sapere che oggi, sì proprio oggi, 1 milione di persone non ha accesso all'acqua o che chissà quanti giovani cercheranno di salire su una carretta in mare per cercare (senza altra scelta) un luogo in cui vivere?”
Non serve essere massmediologi per capire che l'evento di Ferragosto ha le caratteristiche di una fiction a puntate che “promette sviluppi” e riaccende opposte fazioni, ma i media – da quelli nazionali agli esteri come “The guardian” – stanno forse esagerando, dice qualcuno, a voler “vendere cara la pelle dell'orso”, per qualche copia in più o per aumentare gli accessi sul proprio sito.
“E' evidente che dal punto di vista emotivo colpisce tutti il gesto di una mamma orsa che difende due cuccioli, ma ora s'impone un momento di pacatezza da parte di tutti”, osserva Rosario Fichera, giornalista e divulgatore scientifico che ha scritto due anni fa un romanzo dal titolo “Il soffio dell'orsa” (Edizioni Saturnia) in cui – sentite un po' – una mamma orsa viene inseguita con i suoi due orsetti, mentre lo zoologo Leopold Berger s'interroga sulle misure da prendere. “Anche oggi ci serve forse l'atteggiamento lucido di quel professore – osserva Fichera – perché i tecnici possano lavorare con serenità, senza troppe pressioni, e possano assumere le decisioni migliori anche per i cuccioli e poi per il futuro del progetto”.
I toni si abbasseranno? Se ci s'impone il rispetto, evitando la violenza verbale di battaglie radicali (“rifuggo gli opposti estremismi e le crociate ideologiche, in altri Paesi non si fa così – commenta a radio Trentino inBlu l'antropologo Annibale Salsa – in Italia ci schieriamo sempre in due partiti, Coppi e Bartali, Peppone e don Camillo ”,) e sgonfiando le tagliole partitiche in cui la nonna orsa è rimasta (già) intrappolata. Molti Vip sono accorsi subito a cinguettare sul dorso di Daniza, che ora sembra scrollarseli dalle zampe, invocando un meritato silenzio stampa.
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