Così curano la biodiversità

“Eccoli là, i tritoni alpini, come si sono moltiplicati. E quelle, invece, che formano quasi un velo sulla superficie dell’acqua, sono tutte uova di rana rossa di montagna .. “ Si individuano ad occhio nudo, i nuovi abitanti del lago di Agnelezza, lambito dagli ultimi colatoi ancora abbondanti di neve. Rappresentano il soddisfacente risultato del progetto di recupero ambientale eseguito dagli operatori del WWF per evitare che il lago – come succede a molti bacini alpini – si riduca definitivamente e per consentire invece ad anfibi e pesci di ripopolarlo. Per creare loro l’habitat più adatto hanno lavorato sodo, l’estate scorsa, gli amici del WWF che hanno diradato il lago e creato dei percorsi sotterranei per gli anfibi. Ora possono mostrare gli esiti di questo intervento che la natura poi asseconda e accompagna.

Così, ancora, per l’impegno a disinfestare le rare aree a pascolo dai rumici ( la “lengua de vaca”) e ortiche o per ripristinare le zone umide. Ad esempio, attorno a Malga Agnelezza con un attento intervento manuale si è creata una piccola diga naturale di sassi che ha formato delle pozze d’acqua ristagnanti. Si è così riusciti ad alzare “naturalemente” la falda. L’ideale per i tritoni e anche per gli ungulati che in questi biotopi possono abbeverarsi e rotolarsi, creando delle sorte di “vasche da bagno” naturali, i cosiddetti “insogli” dei cervi.

 Si possono fare molti altri esempi di cura del ricco patrimonio di biodiversità esistente nell’Oasi.

Anche l’impianto di fitodepurazione per le acque nere del Centro visitatori scorrono lentamente in un letto di ghiaie per finire in un’area circolare dove ci pensano le piante sovrastanti a “digerire” e metabolizzarle: alla fine, la depurazione naturale è perfetta.

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