C’è il talento e la visione del compianto Aurelio Laino, autore, regista e produttore cinematografico trentino, dietro a “Vatican Girl – La scomparsa di Emanuela Orlandi”, la docu-serie prodotta dalla società di produzione televisiva inglese RAW disponibile su Netflix a partire da giovedì 20 ottobre.
La serie, che racconta in modo dettagliato e coinvolgente la storia di Emanuela Orlandi, ragazza di 15 anni che viveva nella Città del Vaticano, scomparsa in circostanze misteriose il 22 giugno 1983, è infatti stata ideata e sviluppata da Laino, mancato nel novembre del 2020 a causa di una malattia incurabile proprio mentre lavorava con la società di produzione inglese, fianco a fianco con il regista e autore Mark Lewis, a questo importante progetto. Era partito da Trento, Laino, dopo aver fondato la casa di produzione indipendente la “Decima Rosa”, per fare, nel 2010, il salto verso la Gran Bretagna e completare la sua formazione con il diploma in regia e sceneggiatura presso la London Film Academy e fondare la casa di produzione “Freeside Films”. Oggi il frutto del suo lavoro arriva sulla più nota piattaforma di streaming, con una serie che sembra avere tutti gli ingredienti per far discutere il pubblico italiano, riportando sotto i riflettori un caso rimasto insoluto da ormai ben 39 anni.
“Vatican Girl – La scomparsa di Emanuela Orlandi” riprende il filo delle indagini e delle tante, troppe ipotesi che negli anni hanno intorpidito le acque del caso, entrato di diritto tra i “misteri italiani” a causa della fitta rete di segreti e depistaggi che non hanno mai permesso di rintracciare la giovane, ma neppure di arrivare a una ricostruzione attendibile della vicenda.
In quel tardo pomeriggio del giugno ‘83 Emanuela aveva appena terminato una lezione di musica, ma, dopo aver telefonato alla sorella, non fece mai ritorno a casa. Le ricerche, partite immediatamente, si rivelarono infruttuose, così come le numerose piste battute negli anni dagli investigatori, che coinvolsero lo stesso Stato Vaticano di cui la Orlandi era cittadina, lo Stato Italiano, l’Istituto per le opere di religione, il Banco Ambrosiano e i servizi segreti di diversi Stati, nonché la Banda della Magliana e alcune organizzazioni terroristiche internazionali. Una cappa di misteri e relazioni che la serie prova a diradare, per quanto possibile, nel corso di 4 episodi, condotti dal fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, e dal giornalista Andrea Purgatori, che ha seguito il caso sin dall’inizio. Due i filoni narrativi, da una parte la ricostruzione del giorno della scomparsa, dall’altra un focus sulla cosiddetta pista vaticana, affrontati attraverso nuove interviste con la famiglia della ragazza e le testimonianze di persone informate sui fatti che non avevano mai parlato prima, come, rivela Purgatori, “un’amica di Emanuela che ha deciso per la prima volta di rivelare un segreto di cui lei la mise al corrente”.
Tra tanti interrogativi e punti oscuri, chissà se basteranno i riflettori di Netflix per fare luce.
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