Sull’onda del successo del Collegio, giunto alla quinta edizione, Rai Due propone per sei puntate al pubblico della prima serata di mercoledì La caserma, docu-reality realizzato in collaborazione con Blu Yazmine, che ha seguito per un mese un gruppo di ragazze e ragazzi alle prese con le regole e la disciplina della vita militare. Il format ricalca pedissequamente quello dedicato ai collegiali del passato, con l’unica sostanziale differenza dell’età dei protagonisti, in questo caso compresa tra i 18 e i 23 anni, e l’ambientazione, che passa appunto dal contesto scolastico a quello militare.
L’esordio del programma ha visto l’ingresso sul set di sette ragazzi e sei ragazze, ma è già stato annunciato l’arrivo di nuove reclute. A coordinarli, un gruppo di cinque istruttori professionisti sotto l’occhio vigile di un irremovibile istruttore capo.
Il sostegno logistico è di Trentino Film Commission, che garantisce la scenografia delle montagne e degli scorci incantati di cui è ricco il nostro territorio, anche se la scelta della location principale, Villa Sacro Cuore a Santa Giuliana di Levico, struttura religiosa destinata abitualmente a casa vacanze per famiglie, risulta poco in sintonia con l’idea di una caserma.
È una delle tante contraddizioni di un programma che nasconde dietro l’etichetta di esperimento sociale la totale assenza di incognite e che si fonda per lo più su un casting ben pilotato.
Tra le reclute troviamo un ex collegiale, due gemelli con migliaia di followers sui social, la figlia di due genitori entrambi militari, l’attivista Lgbt, e in genere giovani ben consapevoli di essere protagonisti di una fiction e non di un documentario.
Un mese di vita diversa, descritta dalla voce fuori campo di Simone Montedoro, evidenzia sicuramente la distanza della loro quotidianità da una disciplina necessaria per diventare adulti, ma davvero nel 2021 l’unico modo per ottenerla è risvegliare quella di un mondo che, pur notevolmente edulcorato in questa versione televisiva, prepara alla guerra? Domande che si è posto il Presidente del Forum Trentino per la pace, Massimiliano Pilati, lamentando che il programma porta “in prima serata una cultura militarista, secondo cui l’unica cosa da fare è obbedire”: “preoccupa la banalizzazione dell’argomento: le caserme servono per preparare le persone alla guerra e questo messaggio non mi va bene “.
Se il prossimo spin off sul genere sarà Ti spedisco in convento, sulla cui prima edizione italiana sta lavorando Real Time, è sempre più chiaro che un bel format dura poco. Reiterare una buona idea significa toglierle l’energia della novità, banalizzando contesti e scelte di vita che meriterebbero ben altro grado di approfondimento e mancando di rispetto ad una generazione che si vede raccontata nelle sue mediocrità anziché incoraggiata realmente a sviluppare le sue capacità.
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