Sul filo tra le Torri gemelle

La camminata di Philippe Petit, funambolo parigino, tra le Torri gemelle, nel 1974, diventa un film

E’ una stupefacente storia di libertà, della vera libertà di essere se stessi quella di Philippe Petit, il funambolo parigino che il 7 agosto del 1974 per circa un’ora cammina avanti e indietro sopra un filo teso tra le torri gemelle a New York. Fu un successo strepitoso: e Petit, che non inseguiva il successo, ma la bellezza, fu arrestato, intervistato, applaudito e premiato.

Un sogno impossibile che mai più nessuno realizzerà. E negli anni Settanta, par di capire, il sogno poteva diventare realtà; in quegli anni un artista spiantato con un gruppo di giovani complici altrettanto strampalati, poteva tentare un’impresa folle, trasgressiva, tra la performance e l’opera d’arte irripetibile, in sostanza un vero e proprio Evento: intrufolarsi di notte sui tetti delle Torri Gemelle, tendere un cavo di acciaio a 400 metri di altezza aiutandosi con arco e frecce e all’alba camminarci sopra con tanto di acrobazie.

Negli anni 70 era possibile. Ora, dopo il 2001, tutto ciò si è infranto e nella società del controllo non c’è più la libertà di realizzare un sogno.

Solo il cinema può farlo e Zemeckis non si poteva far sfuggire una storia simile, così in The Walk la racconta utilizzando effetti 3D mozzafiato.

E’ stato presentato a Roma alla Festa del cinema il film di Zemeckis, accompagnato dall’artista Petit che in conferenza stampa, divertito e divertente , ha raccontato la sua vita, la sua arte e la genesi del film. Il filo per Petit è la vita e racconta il momento topico della sua arte, che è anche la scena clou del film, ovvero quando il piede si stacca dal cornicione e inizia a camminare sul filo. Questo è l’attimo della bellezza interiore, la bellezza che ognuno possiede e che nella vita dovrebbe trovare il modo di esprimere e inseguire.

Tra l’altro Petit sullo schermo è interpretato da un Joseph Gordon-Levitt, conosciuto per Inception, che gli somiglia parecchio. Petit/Levitt, non a caso dall’alto della Statua della Libertà, è la voce narrante della sua storia che inizia a Parigi dove a nove anni vede per la prima volta un funambolo e dove incontrerà Papa Rudy, interpretato da Ben Kingsley, un artista di circo che gli trasmetterà tutti i segreti dell’arte del funambolismo e della gratitudine: ogni artista deve essere grato al suo pubblico.

Così dopo aver visto su una rivista le due torri in costruzione Petit vive per quel momento; trova dei complici e il 7 agosto 1974 è proprio là sopra sulle bellissime Twin Towers, mentre i suoi amici e la sua fidanzata lo guardano dal basso camminare nel vuoto.

Zemeckis, per tutto il film, non fa nessun accenno al 2001, ma è il miglior omaggio che un cineasta poteva fare alla città di New York, facendo rivivere in questo modo divertente un sogno. La piuma di Forrest Gump, il filo di Petit teso tra le due torri, diventano i simboli che concentrano la tematica ricorrente nella filmografia del regista: giocare con il tempo e lo spazio e le nuove tecnologie della visione, per disegnare storie di vertiginosa semplicità e profonda umanità.

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