Stasera tutti a cena, ma… “In Galera”, il doc di Michele Rho in programmazione in Trentino

E’ una cosa più unica che rara viste le condizioni di vita a cui sono sottoposti solitamente i detenuti nelle carceri italiane e non solo. Dentro l’istituto di pena di Bollate, a Milano, è stato aperto un ristorante, dove lo chef, che ha studiato da Gualtiero Marchesi, e i camerieri sono alcuni detenuti, italiani e stranieri. Aperto a tutti. Che altro non poteva che chiamarsi “In Galera”. Un’idea venuta alla cooperativa “Abc la sapienza in tavola” presieduta da Silvia Polleri, che lo sovrintende. Il figlio della presidente, Michele Rho, diplomato in regia alla scuola d’arte drammatica Paolo Grassi, è un documentarista con già all’attivo alcuni film e ha pensato di girarci un documentario, “Benvenuti in galera”, prodotto da WeRock, che sarà in programmazione anche in Trentino.

Il 14 e il 17 marzo si potrà vedere al cinema di Borgo Valsugana (ore 20.30); venerdì 15 marzo al cinema Modena di Trento (sempre alle 20.30); il 16 marzo al teatro cinema di Vallelaghi (ore 20).

Nel capoluogo e in Valle dei Laghi sarà presente anche il regista Michele Rho che a Trento, finita la proiezione alla quale collabora anche la libreria “due punti”, dialogherà con il sindaco Franco Ianeselli.

Il tema di come sono ridotte le carceri italiane, salvo qualche eccezione e della qualità di vita di chi ci vive per un periodo della propria vita se non per quello che rimane, è di estrema attualità. Anche a Trento. Non occorre andare in altri Paesi, ridotti pure peggio. Il caso di Ilaria Salis in Ungheria è emblematico ma anche quello di un ragazzo italiano incarcerato in Romania. Basta guardare a casa nostra. Non è un caso che non molto tempo fa la Corte costituzionale, quando vicepresidente era la trentina Daria de Pretis, ha sentito la necessità di entrare in diverse case circondariali dello Stivale. Pure da quell’occasione venne ricavato un documentario. “Il mio obiettivo – commenta il regista – non era raccontare solo la storia di “In Galera”, gestito interamente dai detenuti, né quella di mia madre, che lo supervisiona”. “Mi sono avvicinato al progetto – prosegue – chiedendomi come i detenuti percepiscono il mondo esterno, come si sentano, cosa provino. Pensandoli, dunque, come esseri umani, al di là della colpa che hanno commesso, sempre e comunque nel rispetto e attenzione delle vittime delle loro azioni. A me interessano le storie. Ed è proprio il lavoro che diventa la chiave di tutto, per evitare il carcere, per essere accettati nuovamente dalla propria famiglia e non ricadere nelle attività criminali. Girando il doc ho incontrato moltissima umanità”.

“Il documentario – conclude Michele Rho – ha un tono agrodolce e volutamente non vuole “giocare” con i drammi personali”.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina