I lettura: Ezechiele 17,22-24;
II lettura: 2Corinzi 5,6-10;
Vangelo: Marco 4,26-34
“Annunziava loro la Parola con molte parabole, secondo quello che potevano intendere”. E di fatto intendevano. Capivano. A differenza di quanto accade ai nostri giorni: essere persone di una certa cultura per molti vuol dire adoperare un linguaggio complicato, da iniziati.
Il Signore parlava in parabole: tutti lo capivano. “Il Regno di Dio e come un uomo che getta il seme nella terra… Come un granello di senapa, il più piccolo di tutti i semi, ma che poi diventa albero con tanto di rami che gli uccelli possono farci il nido”. È un messaggio di speranza questo, che non riguarda solo l'avventura personale di Gesù, ma tutta questa costruzione del Regno di Dio che lui ha cominciato tra noi e alla quale collaboriamo con la nostra fede. Eh, la Fede!
A volte ci guardiamo attorno e restiamo delusi: ci accorgiamo che la Chiesa non è più la chioccia che raccoglie tutti i pulcini sotto le sue ali, o quella rete che si stende sulla società per raccogliere e imbrigliare tutto… Siccome molti prendono le distanze dalla Chiesa e vanno per conto loro, può accadere di rimanere delusi, perché – fin che ad andarsene per conto loro sono gli altri – si può parlare di libertà conquistata, di emancipazione finalmente raggiunta, ma quando sono i nostri figli a prendere certe strade, allora forse ragioniamo diversamente.
Motivo in più per pensare che questo messaggio del vangelo abbia di mira proprio noi, proprio a noi parli ora il Signore.
“Il Regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, quel seme germoglia e cresce… E il granello di senape fa lo stesso: diventa albero, anche se era il più piccolo di tutti i semi…".
Dio non si smentisce, esattamente come la terra (che ha creato lui). E a noi che tocca fare? La vitalità viene da Dio, non è di nostra competenza; il seme e anche l'iniziativa sono suoi. A noi tocca coltivare la consapevolezza che questo è il dinamismo della fede: germoglio, crescita, maturazione in stretta collaborazione con Dio. Eh, non è mica facile camminare al passo con Dio; non sempre, per lo meno. Più facile e comodo è dedicargli qualche momento di tanto in tanto, per poi passare ad altro e andare avanti per conto proprio. Allora il seme non può germogliare, e il granellino di senapa (piccolo da non dirsi) sparisce… Chi aderisce a Gesù Cristo deve dare per scontato di camminare con lui, sui suoi passi. Altrimenti come potrebbero vivere in noi la fiducia e la speranza? A quale altra fonte potrebbero alimentarsi?
Un altro riferimento da non trascurare in queste parabole è quello che riguarda il terreno. Potremmo dire che il terreno è la nostra vita: c'è posto per il seme di Dio in questo terreno? O è già tutto preso da erbe e piantagioni d’altro genere? Può davvero crescere il seme del vangelo dentro la nostra esistenza personale, nelle nostre famiglie? Ci premuriamo di dissodare il terreno, di fargli posto, estirpando erbacce o piante che non servono a niente? (ognuno ha le sue, lo si sa). Chi possiede un orto ma, dopo averlo seminato vi entra molto di rado, rimane deluso quando scopre che vi cresce di tutto… tranne quello che servirebbe veramente.
Sarebbe deludente anche per noi cristiani dover constatare che nella nostra vita c'è stato posto per tutto tranne che per Dio, e per quello che Gesù avrebbe voluto seminare. Sì, una delusione cocente.
Anche perché, come si sa, pure il clima ha la sua parte: l'insalata d'inverno non cresce negli orti, e neanche il grano sotto la neve germoglia. Il clima dipende proprio da noi, siamo noi che lo dobbiamo creare. Che clima sarà? Quello della Fede ovviamente, vissuta, sperimentata, celebrata in Comunità. Chiusure verso Dio e verso il prossimo, dissipazioni e interessi tutti raso terra, danno un clima freddo e arido. Non è adatto.
Nemmeno il clima di cameratismo che può regnare tra amici e conoscenti, è sufficiente: può avere l'effetto di un tranquillante, distensivo al momento, come i tepori di una strana primavera, così poco affidabili allorché a un giorno di sole fanno seguito giorni di piogge, freddo e temporali. No, non basta il cameratismo a infondere fiducia e speranza alla vita, specialmente quando questa si appesantisce di problemi e di apprensioni.
Una Fede vissuta, sperimentata, celebrata insieme: questo è l'unico clima adatto per far germogliare e crescere quei valori che fanno la nostra vita, la nostra persona, la storia cristiana delle nostre famiglie, se cristiane vogliamo che siano.
Dio fa la sua parte. Gesù Cristo non smette di passare e di seminare. Anche in questo nostro tempo così complesso lo sta facendo: in mezzo a noi.
E ciò che semina crescerà. Ah certo, con i ritmi e i tempi di Dio, ma crescerà, siamone certi. Il vangelo della prossima Domenica provoca alla fiducia, ma intende anche far leva sulla nostra responsabilità. Dio semina, ma terreno e clima – ricordiamolo – dipendono da noi.
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