"Se vuoi vincere la guerra, sia per mare che per terra, devi fare che i cannoni siano pieni di maccheroni!" cantava Pulcinella al Re di Napoli. Purtroppo il testo scritto non trasmette la melodia! Un Pulcinella, ai tempi di Gesù e all'interno della sua umanità, anticipava il tema: "Hanno fame di cibo? Hanno fame di Messia? Basta tu faccia diventare maccheroni le pietre di questo deserto e tutti ti acclameranno. Hai bisogno di potere? Smettila di inginocchiarti per lavare piedi a questi pidocchiosi, inginocchiati al Potere e avrai tu tutti ai tuoi piedi! Hai bisogno che ti credano, che ti vedano come Messia solutore di tutti i problemi, come Salvatore di tutti da tutto? Buttati giù da qualche sommità, possibilmente sacra, e ti crederanno! Stupisci il borghese! Anzi, visto che ci siamo, buttati giù dalla croce, scendi e diventeranno tuoi fans!". Suggestione eternamente contemporanea: "Che me ne faccio di un Dio in croce? Scenda e tiri giù noi dalle croci delle nostre malattie, crisi economiche, solitudini,ingiustizie e immigrazioni!".
Questo qui pro quo era stato capito molto bene da Graham Greene, famoso e spassoso commediografo e romanziere di area anglosassone, nella seconda metà del secolo scorso. Inventa un padre Chisciotte, povero parroco del Toboso, ipotetico discendente dell'omonimo eroe del Cervantes, lo fa diventare monsignore, per sbaglio, e una notte lo fa sognare così: "Aveva sognato che il Cristo era stato salvato dalla croce grazie all’intervento della legione degli angeli ai quali, in una precedente occasione, il demonio gli aveva detto che gli sarebbe stato possibile rivolgersi. Per conseguenza era mancata l’agonia finale, era mancato il pesante macigno rotolato via dal sepolcro, era mancata la scoperta del sepolcro vuoto. Nel sogno, Padre Chisciotte rimaneva immobile a contemplare il Golgotha mentre Gesù Cristo scendeva dalla croce trionfante e acclamato. I soldati romani, persino il centurione, si inginocchiavano in suo onore, e il popolo di Gerusalemme si riversava sul monte per adorarlo. I discepoli gli si raggruppavano intorno, felici. Sua madre sorrideva attraverso lacrime di gioia. Non esisteva la benché minima ambiguità, non v’era spazio per il dubbio, ma non v’era neppure spazio per la fede. Il mondo intero sapeva con certezza che il Cristo era il Figlio di Dio.
Si trattava soltanto di un sogno, di un semplice sogno, naturalmente; tuttavia, al risveglio, Padre Chisciotte era stato pervaso dal gelo della disperazione, la sensazione di gelo che prova l’uomo il quale si rende conto di avere scelto una professione inutile a tutti, e di dover continuare a vivere in una sorta di deserto del Sahara senza il dubbio o la fede, ove ognuno è certo che la stessa fede sia vera. Si sorprese a bisbigliare: «Dio, salvami da una fede come questa».
Poi udì il sindaco girarsi e rigirarsi irrequieto nel letto accanto al suo, e soggiunse senza riflettere: «Salva anche lui da tale fede» e soltanto allora si addormentò.
Perfino il grandioso Tommaso d'Aquino (SCG c.54,n.3) abbandona la sua abituale compostezza ed azzarda un "bisognava che ciò fosse manifestato all'uomo….da Dio stesso fatto uomo… affinché l'uomo ricevesse l'ammaestramento divino alla maniera umana".
Qualcosa di simile, nel suo dormiveglia, intuisce anche Tommaso l’apostolo (in Gv. 20,25): “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco io non credo”. Tommaso sta dicendo una banalissima sciocchezza che appartiene a lui e a noi, ma non sa che in contemporanea sta profetizzando. Ha ragione. E’ vero: l’unico argomento per credere, non in un Dio freddo motore immobile, bensì in un Dio appassionato all’Umanità è questo. Questo dei segni nelle mani e nel cuore di un Essere che, magari inutilmente, si butta tra noi e le nostre micidiali responsabilità per non restare un impassibile zio d’America. Si butta in mezzo a noi e non sopporta l’esonero da andare al fronte. Scandalizzo i 19 lettori azzardando che forse questa frase era stata pronunciata in linguaggio extratemporale dal Padre stesso: “Bisognerà che il Cristo patisca perché se non vedranno i segni nelle sue mani, piedi e cuore, non crederanno”. Il piccolo sempliciotto Tommaso può sentirsi anticipato e confermato dal Misericordioso esperto in Compassione e da altri rami della psicologia umana. Al Suo Amore e alla nostra possibilità di credere non bastava la Natura e neppure il Bambin Gesù e neanche il Gesù della Trasfigurazione gloriosa priva dei segni decisivi: le sue e nostre ferite, le sue, perché nostre, ferite!
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