“Roubaix, une lumière”, un detective che scava nell’anima

Un’inquadratura del film di Desplechin

C’è la disperazione, un sordo senso di solitudine, in una Roubaix notturna e sordida, la notte di Natale, a portare al delitto di un’anziana. Da parte di una coppia di donne. Ispirato ad un episodio di cronaca e al documentario che ne è seguito, Roubaix, une lumière (Roubaix, una luce nell’ombra) è l’ultima, per ora, opera del francese Arnaud Desplechin (Racconto di Natale, I miei giorni più belli tra i suoi film) autore poco conosciuto in Italia, in concorso al Festival di Cannes dello scorso anno.

Un polar esistenzialista, qualcuno ha scritto “metafisico”, tra Dostoevskij e Maigret ha annotato più di un critico, che rivela un universo in cui la depressione economica di una città ai confini col Belgio (dove il regista è nato) fa il paio con un vuoto che scava nel profondo dell’anima.

Ad attraversare questo mondo, il commissario di origini algerine Daoud, interpretato da uno splendido Roschdy Zem (La truffa degli onesti ma anche Days of Glory). Il suo è uno sguardo partecipe quanto disincantato, complice nella sua umanità. Uomo solitario, cresciuto in città da immigrato, le cui ferite si possono intuire. Negli interrogatori che seguono al delitto, a differenza dei colleghi rabbiosi che “provocano” la coppia di ragazze sospettata (Claude e Marie, rispettivamente Lea Seydoux, Palma d’oro per La vita di Adele, e Sara Forestier, La schivata) Daoud si distingue per carisma e pacatezza. Partecipa, per quanto apparentemente distaccato, ad un dramma che in qualche maniera “riconosce”, quasi fosse il portato di una situazione di degrado che non gli è sconosciuta. A questo proposito il rapporto conflittuale con il nipote detenuto in carcere che non lo vuole vedere qualcosa racconta. Anche se non svela del tutto.

A completare le psicologie dei personaggi, frutto di una sceneggiatura attenta e articolata, scritta quasi fosse un romanzo che scava nei recessi umani, il poliziotto arrivato in città da poco a cui tocca la responsabilità delle indagini. Louis (Antoine Reinartz, visto di recente in Alice e il sindaco) guarda al commissario con profonda empatia, ne coglie le sfumature, la malinconia, il non detto. Per lui è un punto di riferimento in una realtà dove il confine tra il bene e il male non è poi così netto. A Roubaix come nella vita. In un’intervista rilasciata alla rivista di cinema Taxidrivers, Desplechin ha dichiarato: “Una volta scoperti, di questi personaggi vieni a sapere della loro anima e della loro umanità. Ho riletto Delitto e castigo. Perché Dostoevskij ci dice che la verità profonda degli esseri umani la si ritrova nell’infanzia, sta lì il loro segreto”.

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