“Solo in America, solo in America, signor Presidente, può succedere che un uomo da semplice venditore di frullatori diventi l’unico proprietario di un impero” afferma Ray Kroc all’apice del successo quando, dopo aver fatto fuori tutti a colpi di “revolver”, è diventato l’unico “The founder” di McDonald’s.
L’ultimo film di John Lee Hancock, The Founder appunto, sfugge a facili semplificazioni perché nasconde questioni economiche e sociali profonde, pur raccontando una storia piuttosto lineare e spesso messa in scena dal cinema americano: la scalata al potere di un uomo comune, in questo caso Ray Kroc, che negli anni Cinquanta fonda l’impero degli hamburger e delle patatine fritte.
La storia è facile: Ray Kroc è un venditore di frullatori, tavoli pieghevoli, bicchieri di carta, ma è spregiudicato e perseverante. Un giorno si imbatte nel fast food dei due fratelli McDonald’s, a San Bernardino in California. È amore a prima vista, come dirà lui successivamente, perché il sistema adottato dai due fratelli è all’avanguardia, innovativo e veloce rispetto a quello del drive-in di moda in quel momento in America.
Ray, non si fa scappare l’occasione, diventa socio dei due fratelli, ipoteca la casa e si mette a cercare affiliati: via via Ray vuole ancora di più, e così fa davvero fuori tutti quelli che lo intralciano. Con una mossa audace, al limite della legge, diventa proprietario dei terreni, e in questo modo riesce ad eliminare i due fratelli definitivamente, diventando l’unico proprietario del marchio McDonald’s. E non contento elimina anche sua moglie, e con lei la sua vita precedente. Insomma, come il vero cowboy del mito americano Ray Kroc spara sui nemici e inizia a colonizzare.
Nel suo film precedente, Saving Mr Banks, John Lee Hancock aveva raccontato la storia del rapporto tra Walt Disney e la scrittrice Pamela J. Travers, autrice di Mary Poppins, ora racconta un’altra storia della globalizzazione americana, mettendo in luce il rovescio della medaglia del successo sfrenato.
Certo, solo in America succede che un uomo si fa da sé, perché l’America premia la perseveranza, il fiuto, l’audacia; ma The Founder è anche la storia di chi non ha scrupoli, come Ray Kroc che da venditore diventa un vero capitalista. Insomma è la società stessa a permettere comportamenti, etiche, politiche senza scrupoli.
La storia è semplice, ma il film pone degli interrogativi importanti come il limite possibile agli affari, o il welfare come tutela base del lavoratore: forse in un’America trumpista che sembra aver dimenticato certi valori è bene, ora, ricordare certi rischi.
Straordinario Michael Keaton, che con la sua energia e la sua espressione arriva dove il film non giunge e ci fa riflettere anche in maniera inquietante sui risvolti psicologici del successo e sui rischi di una società liberista.
Mai come ora così attuale.
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