Quel treno capace di cambiare la vita

Una scena del film disponibile su Netflix e interpretato da Serena Rossi, Stefano Accorsi, Barbara Ronchi e il piccolo Christian Cervone

È tratto dal bestseller omonimo, scritto da Viola Ardone, “Il treno dei bambini”, in questo periodo prenatalizio uno dei film più visti sulle piattaforme.

La storia parte dalla notizia di un grave lutto che raggiunge il maestro Amerigo Speranza e lo fa tornare con la memoria indietro nel tempo, nella sua infanzia. Era il 1946, in pieno dopoguerra, quando a Napoli il piccolo Amerigo, insieme agli altri bambini giocava tra le macerie dei Quartieri Spagnoli, con la povertà e la miseria a farla da padrone.

Una piccola luce di speranza, in quella situazione tragica, arriva da un’iniziativa solidaristica promossa dal Partito Comunista Italiano, che offriva alle madri l’opportunità di mandare i loro figli al Settentrione per non far loro soffrire la fame e la povertà più cruda. Ma fra la gente gira la voce che i bambini verranno portati in Unione Sovietica, dove verranno uccisi e mangiati. La madre di Amerigo, Antonietta, dopo aver già perso un figlio per malattia, decide però di mettere suo figlio sul “treno dei bambini”. È il treno del titolo che lo porterà al nord, più precisamente a Modena, nella famiglia di Drena, militante comunista che prende con sé il piccolo Amerigo inaspettatamente, in quanto la madre che lo doveva accogliere sta partorendo e, in quel momento, non può certo prendersene cura. Drena vive da sola, ma vicina alla famiglia del fratello che a sua volta ha tre figli, Rivo, Luzio e Nario. I tre diventano a tutti gli effetti la grande famiglia di Amerigo, anche se l’ambientamento del piccolo a Modena non è facile: tra la paura di piccole cose come i cibi tipici, dalla mortadella ai tortellini, affiora anche la mancanza del quartiere e la separazione dagli amici di sempre.

A dare corpo al film la sua colonna sonora: la musica del maestro Nicola Piovani viene usata in tutto il suo potenziale evocativo dalla regista Cristina Comencini, capace di raccontare con commozione, onestà e delicatezza un pezzo della storia italiana. Ed è proprio in questa storia poco nota che lo spettatore può immergersi e scoprire un passato che ha cambiato la vita di tante famiglie e di tanti bambini. Molti di loro, rimasti al Settentrione solamente per alcuni anni oppure per sempre, hanno potuto così uscire dalla miseria, e contare sull’amore di due madri, quella naturale, e la “mamma del Nord”.

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