Chi non ha mai cantato il "Tapum" degli alpini?
E' un brano così immediato e popolare che anche la maestrina delle Medie non ha difficoltà a farlo memorizzare dai suoi allievi. Descrive un tragico fatto di cronaca militare, al fronte: riproduce il rumore di morte del tipico fucile Steyr degli austriaci; raccoglie i sentimenti profondi di chi era costretto a proporsi come soggetto di morte per un "nemico" che restava sempre un "fratello"; raccoglie la memoria di brutti momenti di guerra, vissuti in quota, sui monti della Valsugana tra Borgo e Castelnuovo.
Secondo l'autorevole fonte di Franco Brunello (riportata nel n. 6 di "Alpino" del 1987) a creare questo brano fu Nino Piccinelli, nato nel 1898 a Chiari in provincia di Brescia, buon musicista e Alpino combattente sull'Ortigara. A fine guerra un giornalista raccolse proprio da lui queste informazioni: "L’ordine era di conquistare quota 2105. La nostra trincea distava poche decine di metri da quella austriaca…Diedi una nota ad ogni sospiro della mia anima e così nacque quel accorato e disperato canto, tra i lugubri duelli delle artiglierie, il balenìo spettrale dei razzi di segnalazione e il gemito dei feriti…Dal tiro dei cecchini nemici che riecheggiava a fondo valle scaturiva il micidiale “Tapum”. Furono 20 giorni d’inferno, senza che nessuno ci venisse a dare il cambio”.
A guerra finita, il canto divenne uno dei brani più noti e genuini fra i canti alpini: non lo erano di certo "Va l'alpin" o "Sui monti Scarpazi" o "Campanello che suoni", in quanto questi venivano della tradizione russa, che gli alpini raccolsero, tradussero e diffusero.
Riguardo al "Tapum" si è accreditato anche un altro particolare. Sul fronte italiano dell'Altipiano della Valsugana circolava da qualche settimana il brano di Piccinelli: il tenore-solista eseguiva le strofe e i soldati, disseminati nelle trincee, ripetevano il ritornello, quasi come una litania di morte!
Da qualche giorno la voce del solista non si sentiva più, dal fronte italiano. Gli austriaci (rintanati nelle loro trincee, a qualche centinaio di metri) gridarono: "E il tenore?!”.
Ed ecco il testo, nell'edizione più diffusa:
1. Venti giorni sull’Ortigara
senza il cambio per dismontar
Tapum, tapum, tapum (2 volte)
Tapum, tapum, tapum
4 Dietro il ponte c'è un cimitero
forse un giorno ti vengo a trovar;
Tapum, tapum, tapum
Tapum, tapum, tapum
Una nota personale: quando, nelle celebrazioni religiose per i Caduti, mi capita di trovarmi all'organo, a fine Messa regalo a tutti un'improvvisazione sul "Tapum"… Mi dicono che suscita commozione e soddisfazione: è una memoria viva e vera, che va dalla mente al cuore, dal passato al futuro… e piace anche alla “Buffa”.
Bepi Grosselli