Scrittura e lettura sono una forma di conoscenza. Imparare a nominare le cose, a raccontare e a raccontarsi aiuta a conoscere se stessi, gli altri e il mondo che ci circonda. Scrivere permette di mettere ordine, di dare un senso, di interpretare ciò che succede. È così per Leigh Botts, il ragazzino protagonista di “Caro Mr. Henshaw” (Il Barbagianni, 2021) che, per compito, inizia una corrispondenza con l’autore del suo libro preferito e pian piano la trasforma in un diario personale, in cui scrive chi è, la sua crescita, le sue emozioni, il modo in cui ha affrontato i piccoli e grandi problemi della sua giovane vita.
Ora che è in prima media, Leigh vive con sua madre e frequenta una nuova scuola. Non è un bel momento per lui: si sente solo, non vede quasi mai suo padre ed è anche arrabbiato perché un misterioso ladro gli ruba ogni giorno parte del pranzo. Non è molto convinto quando la professoressa gli assegna il compito, ma non può esimersi e invia una lista di domande. Leigh rimane
sconcertato dalla risposta del famoso autore piena, a sua volta, di altre domande alle quali l’uomo aspetta risposta. Rispondere cambia molte cose nella vita del ragazzino, gli fa acquisire maggiore consapevolezza di sé.
Grazie anche alla traduzione di Susanna Mattiangeli, questo libro di Beverly Cleary, una delle più grandi autrici americane per bambini e ragazzi del secolo scorso, offre una lettura molto piacevole, coinvolgente e ricca di tenerezza. Nei testi di Leigh ci sono sorrisi, lacrime, paure, sogni, amicizie, sconforto e fiducia, speranza e illusione. I suoi testi crescono con lui e via via si fanno più curati e intensi, rimanendo, comunque, essenziali, facendo diventare il romanzo anche una specie di vademecum per giovani scrittori, che mostra come si scrive, perché si scrive, cosa si scrive.
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