La preghiera di protesta paradossalmente è la più confidenziale. Nasce soltanto quando il rapporto è profondo e vissuto come essenziale.
Posso supplicare anche un Potente, specie se è Dio.
Chiedo piacevolmente luce ad un Sapiente. E chi più di Lui?
Mi conviene ringraziare perfino un Nemico, se lo considero tale.
Posso lodare, ammirato, un Irraggiungibile davvero irraggiungibile.
Piace gustare un Benevolo. E lo è totalmente.
E' opportuno chiedere perdono ad un Terribile. Ogni sua energia è terribile!
E' naturale affidarsi in abbandono ad un Forte e Fedele. Quando ricevo e accolgo il dono della Fede.
E' istintivo piangere un dolore in grembo ad un Compassionevole. Da Lui ogni maternità.
E lamentarsi con un Paziente. Perché è fedele.
E' previsto rivendicare i propri diritti con un Giusto. Prima o poi li riconoscerà efficacemente.
Offrirsi ad un Generoso. E' reciproco.
Contemplare chi è Bellezza. Avvince.
Tacere in presenza dell'Amore. Non sono più utili nè possibili le parole.
Ma protestare no! Sembra non si possa. La preghiera di protesta appare la più pericolosa e perciò sembra esigere più garanzie.
Infatti quando apro al conflitto rischio di perdere la guerra, l'alleanza, l'amico. Perfino di essere ripudiato come Figlio o come Genitore.
Rivendicare diritti, esigere comprensione, chiedere giustizia, presentare ricorsi, esigere parità conculcate, pretendere ritrattazioni, rompere i rapporti, contraccambiare una presunta offesa con un’altra offesa, tenere il broncio, definire iniquo e crudele come fa Giobbe, ignorare la persona finora onorata e servita. Manovre pericolose! A meno che l’Amato/Amante non sia così sicuro, indefettibile, imperdibile da garantire che sorriderà e apprezzerà ancor più il mio bisogno di Lui. Il cagnolino, in tua ingiustificata assenza, si vendica e ricatta stracciandoti lo scendiletto perché sei importante per lui e ti punisce se l’hai trascurato e preferito a lui altro soggetto. Però sa pure di essere importante per te e che non lo rinnegherai e non ti perderà. E’ una speculazione sul fatto di essere prezioso.
Signore, accogli la mia devota ira, il mio innocuo insulto, la mia spaventata possessività, il mio "cattiva mamma!", la mia certezza di averti!
Giobbe grida per amore. Pecca per amore. Offende Dio per stanarlo dal suo silenzio. Lo provoca perché si riveli e parli. Nemico per amore. Fa il broncio per attirarlo. Si allontana per indurlo ad avvicinarsi. Lo ricatta perché si arrenda.
"Terrorista, che aumenti le mie ferite, non mi lasci respirare, come un nemico Ti avventi con rabbia su di me, mi fai a pezzi, sono diventato il tuo bersaglio, le tue truppe mi assediano, sei diventato crudele con me, mi perseguiti con mano pesante, leopardo, brigante".
La preghiera di domanda è profondamente consona alla nostra condizione creaturale.
La preghiera di ringraziamento è giusta , educativa e ricca di sensibilità.
La preghiera di lode è finissima ed indica maturità di rapporto affettivo.
La preghiera che chiede perdono per i propri peccati è onesta e salvifica.
La preghiera che chiede forza per perdonare un nemico è attesa fortemente da Lui.
La preghiera di intercessione celebra la carità fraterna e l'oblatività.
La preghiera di silenzio nel Tutto è vera.
La contemplazione di Lui con l'aiuto della sua parola è grande scuola di affetto.
L'abbandono a Lui nella desolazione, perdita, solitudine è di grande fede.
Il pianto di commozione per un Gesù solidale fino al dono di sé e per il Padre che abbraccia me peccatore giunge al cuore della rivelazione cristiana.
Vivere l'operosità della giornata in unione con la sua volontà trasforma tutto in preghiera.
Offrire i propri peccati e miserie personali è grande unione.
La consegna, l'offerta della propria persona e della propria vita è sublime.
E così via! Tutti questi modi di preghiera sono purissimi, limpidissimi e non contengono ombra di malizia e distruttività pur nel contesto delle nostre innumerevoli ombre personali e comunitarie. La preghiera di protesta invece è sporca, il parente povero, una figuretta infangata, stracciata e puzzolente che il Signore accogliendo deve un po’ ripulire e sculacciare ("Chi sei tu, Giobbe, che rendi oscure le mie decisioni con ragionamenti da ignorante?") ma con grande tenerezza e consolazione deve ammettere. "Non avete detto la verità sul mio conto come invece il mio servo Giobbe".
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