Perché il larice perde gli aghi, in autunno? La verità è che…

“Un bambino delle elementari che ha trascorso l’estate a Moena mi ha posto una domanda interessante e curiosa meritevole di risposta: ‘Perché il larice perde gli aghi in autunno?’”.
Silvano (Milano)

Il larice appartiene alla famiglia delle conifere, quindi di piante sempreverdi. A differenza di pini e abeti si è così bene adattato in montagna da non riuscire a sopravvivere in zone a clima più mite: il suo regno va dagli 800 a oltre i 2000 metri nelle Alpi.

Durante la stagione estiva si fa fatica a distinguerlo dalle altre conifere, ma in autunno dà spettacolo: il verde scuro dei pini e abeti viene incendiato dal colore oro, fremente al primo respiro di vento per ricadere poi al suolo in una pioggia di mille bagliori dorati. Il fenomeno è assolutamente naturale: è la meravigliosa mutazione creata dai larici, aghifoglia anomala nel panorama botanico, proprio in quanto a differenza di pini e abeti, con la stagione invernale alle porte si denuda completamente, ma prima di farlo lo annuncia al mondo alpino ammantandosi di una intensa tonalità giallo dorata.

Il larice è l’unica conifera italiana che si spoglia e il suo nome “decidua”, cioè “caduco”, si riferisce proprio ai suoi aghi. La loro assenza in inverno gli permette di avere una minore superficie su cui si appoggia la neve evitando così la rottura dei suoi rami sottili e elastici. La mancanza di aghi (foglie) gli permette la sopravvivenza invernale, unitamente alla capacità di ridurre a zero la richiesta di acqua dal terreno. Questo significa che la pianta non ha bisogno di liquido nel periodo in cui l’acqua nel suolo è ghiacciata. Questa strategia gli permette di vivere dove altre piante non resistono, arrampicato sulla montagna, diventando il solitario abitante delle vette. Arriva infatti oltre i 2600 metri di altitudine.

Ma il larice è bello anche a primavera, quando “fiorisce” di giallo (fiori maschili) e di rosso (fiori femminili) e poi emette i germogli color verde chiaro, che diventano verde pisello al culmine dell’estate. In inverno, quando la pianta è nuda, sarà ancora molto apprezzabile per la corteccia rugosa, marrone, sfaldata e fessurata. Gli aghi non creano ombre fitte e inquietanti e quando cadono si decompongono rapidamente trasformandosi nel suolo in un soffice, nutriente e benefico humus.

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