“Sono un bambino di dieci anni e sono affascinato dalla misteriosità della Natura. Vi chiedo se mi potete dire come mai le piante ‘sempreverdi’, in autunno non perdono le foglie”.
Giuliano (Roma)
Con l’arrivo dell’autunno si completa uno dei più grandi fenomeni naturali della stagione: le piante “caducifoglie” si spogliano completamente, non senza aver prodotto uno spettacolo cromatico di grande richiamo, il foliage.
Le foglie, sia di latifoglie che di conifere, invece rimangono ben salde al loro posto. E affrontano impavide i rigori dell’inverno, la neve e i venti freddi di tramontana, ai quali sopravvivranno sfoggiando un loro colore verde. La Natura le ha dotate della capacità di resistere al freddo e al gelo. Partendo dalle latifoglie come leccio, lauroceraso, ligustro, agrifoglio, bosso, evonimi, ecc., possiamo vedere come il fenomeno è limitato all’ambiente mediterraneo, quindi ad un clima mite.
Va detto però che gli arbusti riescono a tollerare bene anche i geli alpini. Il merito va ascritto al fatto che le loro foglie sono coriacee grazie agli abbondanti depositi di lignina, una sostanza che indurisce i tessuti permettendo loro di sopportare il vento e il peso della neve. Queste foglie sono dure, ma non rigide e quindi in grado di piegarsi facilitando lo sgrondo della pioggia e lo scrollo della neve. Per loro maggior protezione la chitina, sostanza cerosa, consente all’acqua di scivolare via in fretta dalla lamina.
Se andiamo a vedere le conifere (pino, abete, peccio, ecc.), piante tipiche delle zone montuose alpine fredde, la foglia è dotata di limitato spessore: la funzione fotosintetica è assicurata, ma la superficie è così ridotta da limitare al minimo il contatto con i fiocchi di neve. La fisiologia del vegetale collabora affinché la pianta possa sopravvivere. I vasi linfatici sono ispessiti per evitare che la linfa possa ghiacciare. Le sempreverdi sono infatti in grado di svolgere una modesta fotosintesi clorofilliana anche nella stagione fredda.
I vantaggi del non perdere le foglie sono molti e evidenti: la pianta non perde energie a primavera a rivestirsi, né spreca risorse perdendole in autunno; è sempre pronta a produrre energia e a rinnovare il suo vestito verde a fine ciclo che varia a seconda della specie (ogni 3-6 anni). Il punto negativo è rappresentato dal rischio di rottura dei rami in inverno.
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