Caro Pier,
si è appena celebrata la solennità di Pentecoste, una festa molto importante ma che mi sembra essere poco sentita anche tra quanti frequentano abitualmente la Chiesa. Mi sono chiesto il perchè. Forse ci sono ragioni per così dire “civili”… Il fatto che, diversamente da quanto accade in Germania, non esistano da noi le vacanze di Pentecoste può influire anche sulla festa stessa. Tuttavia forse esistono motivazioni “teologiche”: rispetto a Pasqua o a Natale forse la Chiesa ha insistito di meno su Pentecoste? Oppure secondo te la “discesa” dello Spirito Santo non viene sufficientemente compresa?
Nicola
Pentecoste, dopo Natale e Pasqua, è la terza grande solennità della fede cristiana. Una festa che ha un fondamento biblico in quanto si ricollega alla festa ebraica di Shavuot (che significa semplicemente “settimane”), giorno in cui si ricorda il dono della Torà a Mosé sul monte Sinai. Secondo la tradizione Dio avrebbe donato la Legge sette settimane dopo Pesach, cioè 50 giorni dopo l’uscita dall’Egitto. In molte comunità ebraiche si usa leggere in sinagoga durante la festa il libro di Ruth, la straniera che per restare con la suocera Noemi accetta di “mettersi sotto il giogo della Torà” come gli ebrei definiscono la “conversione” alla fede nel Dio di Israele. Dunque Dio offre la sua alleanza a tutti, a prescindere dalla propria provenienza. Tutti possono avvicinarsi a Lui.
Per i cristiani Pentecoste è la festa dello Spirito Santo. Gesù lo aveva promesso ai suoi discepoli: lo Spirito di Dio scenderà su di voi. L’amore del Padre, ricevuto da Cristo, viene donato a tutti gli uomini. Conosciamo la scena, come raccontata dagli Atti degli apostoli: il cenacolo, gli apostoli, Maria, le porte chiuse, il vento impetuoso, le lingue di fuoco e poi l’impeto missionario della Chiesa primitiva. È l’energia dello Spirito che spinge i credenti a esprimersi nella pluralità delle lingue, a testimonianza che la buona notizia del Vangelo è destinata a tutte le nazioni. La Chiesa comincia a Pentecoste. Tuttavia questo evento, nel Vangelo di Luca, è collocato subito dopo la risurrezione; mentre nel Vangelo di Giovanni Gesù fa scendere lo Spirito durante l’ultima cena.
I racconti sono molteplici, ma il significato è unico. Il Verbo si fece carne per opera dello Spirito Santo, e pure la risurrezione testimonia la forza viva e sorgiva dello Spirito. Pentecoste suggella la missione di Cristo, è il completamento del progetto salvifico di Dio. Per questo il calendario liturgico propone la domenica successiva, quella appena trascorsa, di meditare sulla Santissima Trinità, appunto perché si è come concluso l’itinerario dei “misteri” cristiani.
Fin qui quello che ci dice la teologia. Tuttavia, come fai notare tu, questa solennità importantissima non solo non è “sentita” dai fedeli ma piano piano è stata marginalizzata, soprattutto nella Chiesa occidentale. Un destino simile ha avuto la riflessione sullo Spirito Santo stesso. Per fare un solo esempio nel Gloria e nel Credo, recitati durante la Messa, lo “spazio” per lo Spirito è troppo condensato, quasi che fosse qualcosa di sfuggente, incidentale, comunque non molto importante. Anche l’iconografia ne ha risentito: nei quadri raffiguranti la Trinità è difficile scorgere la colomba con cui di solito si rappresenta lo Spirito Santo.
Solo in tempi recenti, grazie all’approfondimento teologico del domenicano Yves Congar (poi cardinale e presenza influente al Concilio Vaticano II), e grazie al confronto con la tradizione cristiana ortodossa, è iniziata un nuovo approfondimento intorno al mistero dello Spirito. Recuperando le bellissime immagini del Veni creator Spiritus, un inno risalente all’Alto Medioevo, lo Spirito è fonte viva, luce, amore, unzione spirituale, dito della mano di Dio, consolatore. E infatti lo Spirito, nel Nuovo Testamento, è chiamato Paraclito, cioè consolatore.
In questo senso abbiamo bisogno dello Spirito Santo affinché ci accompagni nella comprensione del mistero di Dio, nell’interpretazione della Scrittura, nell’aggiornamento della Chiesa, nel sostegno della nostra vita quotidiana. Lo Spirito è relazione, comunione, consolazione. Realtà che vorremmo sperimentare nella nostra esistenza. Quindi Pentecoste dovrebbe essere una festa attesa, anche se non ci sono le vacanze.
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