C’è un piccolo capolavoro che sarebbe davvero bello vedessero in tanti, nonostante sia solo su piattaforma, dopo una fugace apparizione nelle sale per una breve settimana a dicembre. Si tratta di Brado, il terzo film alla regia di Kim Rossi Stuart: un film che ha richiesto più di tre anni di lavorazione al talentuoso cineasta romano, che ne è anche protagonista insieme al giovane Saul Nanni.
Sì, Brado è un piccolo capolavoro e questo è solo uno spassionato invito alla visione, evitando il rischio che una recensione troppo dettagliata saturi il desiderio.
La storia è semplice: Renato, un padre abbandonato dalla moglie e segnato da una vita difficile, si ostina a cercare fortuna addestrando cavalli, nel suo ranch in Toscana, ma da solo non può farcela, soprattutto con uno stallone che appare del tutto indomabile. Suo figlio Tommaso – che insieme alla sorella è stato da lui cresciuto, ma ora vorrebbe non frequentarlo più – accetta malvolentieri di domare il cavallo riottoso, con lo scopo di farlo partecipare ad una gara di cross-country.
Una trama essenziale, eppure su questo telaio, il regista-attore – anche alla scrittura insieme all’esperto Massimo Gaudioso – sviluppa un racconto in cui le relazioni assumono una verità incandescente che colpisce come un benefico pugno allo stomaco.
C’è una drammatica dialettica fra padre e figlio, impastata di rancore e gratitudine, che ricorda per intensità il romanzo La strada di McCarthy; c’è una domanda sottesa e mai banale, sull’esistenza di Dio e l’irriducibile differenza che esiste fra Lui e ogni creatura; c’è uno sguardo su come possa ammalarsi l’amore giovanile e come, invece, nascere in purezza; c’è, infine, una rappresentazione plastica, che non cede mai alla tesi precostituita, sul dramma della vita nel suo momento finale e su quali emozioni e pensieri attraversino davvero chi è vicino ad un congiunto morente.
Basterebbero queste istanze per indurre uno spettatore minimamente curioso ad acquistare la visione on line del film, ma a quanto scritto si aggiunga che il film non è imperdibile esclusivamente per i temi che tratta in modo originale, credibile e difficilmente fuori dal coro mainstream, completamente drogato da correnti ideologiche tanto dominanti quanto poco affidabili…
Brado è da non perdere perché è semplicemente bello! Le riprese in movimento difficilissime di un cavallo da addestrare arrivano agli occhi del pubblico con un nitore e una precisione non comuni, merito degli operatori e di un direttore della fotografia, Matteo Cocco, molto giovane ma già meritatamente affermatosi.
Oltre ai due superlativi protagonisti, le attrici comprimarie, fra cui Barbora Bobulova e Federica Pocaterra, calibrano perfettamente la loro interpretazione al ruolo assegnato e le musiche di Andrea Guerra confermano la fama del loro compositore.
Prendetevi una sera e godetevi Brado: sarete orgogliosi di un piccolo grande film italiano e vi troverete a dire che davvero la bellezza, anche la bellezza, salverà il mondo.
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