Ora che i siti istituzionali inseriscono i voti arrivati dalle sezioni più affollate e quindi lente nello spoglio, si vanno componendo anche i risultati e vengono meno le residue speranze -sempre le ultime a morire- dei candidati sindaci che domani sui giornali figureranno come “sconfitti” (le virgolette sarebbero d’obbligo, per non usare un linguaggio ostile) e degli aspiranti consiglieri che non potranno nei cinque anni entrerà in aula, a parte qualche ripescaggio o qualche rara sostituzione.
Rimandando a giovedì sul nostro settimanale un’analisi dei nuovi assetti comunali, in queste prime ore in cui è normale felicitarsi con gli eletti, merita più di un pensiero anche chi è rimasto deluso. Mesi di campagna elettorale serrata, un desiderio coltivato anche da qualche anno di impegno a livello circoscrizionale o rionale e anche una disponibilità a “servire” il bene comunale si chiudono in queste ore con il gusto dell’amaro in bocca, anche dietro le dichiarazioni ispirate al fair play più composto.
In verità, chi è rimasto fuori – a guardar bene – ha comunque “vinto”. È uscito vittorioso contro la tentazione del menefreghismo, ha sconfitto il tarlo del qualunquismo, ha battuto l’egoismo assenteista. Accettando di mettersi in gioco ha creato e ri-creato partecipazione, ha fatto girare idee, forse è riuscito anche a cambiare qualche idea o qualche strategia del suo “avversario” politico. Onore dunque agli “sconfitti” e coraggio: continuate a credere che la politica non è tutto, ma che tutto quanto si fa con gli altri e per gli altri ha un valore politico.
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