18 regali, oltre la tristezza dell’assenza

Ecco un film uscito in sala subito prima della pandemia e perciò smarrito al grande pubblico, che vale la pena di vedere, tanto più che RaiPlay lo mette a disposizione di tutti. Si intitola 18 regali, per la regia di Francesco Amato (Lasciati andare, 2017) che firma anche soggetto e sceneggiatura insieme a Massimo Gaudioso, Davide Lantieri e Alessio Vicenzotto. La storia è ispirata alla vicenda biografica di Elisa Girotto che scoprì alla nascita della figlia di avere il più maligno e aggressivo dei carcinomi al seno. Era il 2017 e nel giro di due mesi la sua esistenza terrena si sarebbe conclusa. Così lei pensò di accompagnare la crescita della figlioletta predisponendo i regali di compleanno fino al raggiungimento della maggiore età.

Il film (che si avvale in sceneggiatura anche del contributo del marito di Elisa) incrocia due linee narrative e temporali, quella di Elisa in attesa e quella della figlia, che nel film si chiama Anna e cresce sempre più intollerante a questi regali preconfezionati e alle feste che li accompagnano, fino alla vigilia del 18° compleanno quando rompe definitivamente con il rituale familiare scritto in assenza, e nella fuga ribelle finisce investita da un’automobile. Qui avviene l’incrocio delle due linee, perché alla guida di quella macchina è Elisa che ha appena saputo del suo male e si prepara ad affrontarlo e a comunicarlo al compagno. Così la figlia può incontrare la madre e percorrere insieme a lei l’ultimo tratto della sua vita.

Non è un escamotage esoterico del genere Il paradiso può attendere, ma piuttosto un’esperienza psichica liminale che avviene nello stato di incoscienza seguito all’incidente. In quell’interludio le due donne hanno modo di conoscersi e riconoscersi, e soprattutto di ricucire emotivamente e psicologicamente la lacerazione operata dalla morte. Abilmente scritto e diretto, sorretto dall’ottima prova dei tre protagonisti (Vittoria Puccini, la madre, Benedetta Porcaroli, la figlia, e Edoardo Leo, marito e padre), il film racconta il dolore dell’assenza che non è compensabile con altro che non sia l’incontro personale, il bisogno insopprimibile di questo incontro, la possibilità che questo avvenga in una dimensione reale benché parallela a quella quotidiana. Possiamo limitarci a chiamarla un’esperienza psichica riparatrice che riconcilia e rimette sulla strada giusta, ma possiamo anche leggervi i tratti dell’esperienza pasquale vissuta dai discepoli. Il dolore stroncante operato dalla violenza della morte, la tristezza dell’assenza che blocca ogni sviluppo esistenziale autentico, la rabbia impotente per l’ingiustizia e il tradimento, e sopra tutto questo una presenza che si manifesta nell’incontro a tu per tu ma al tempo stesso resta sottratta. Una presenza che per rivelarsi chiede di non accontentarsi di risposte preconfezionate per quanto ben intenzionate, ma di custodire il vuoto del sepolcro senza rassegnarsi ad esso e senza limitarsi a deduzioni razionali. Con passione e ostinazione femminile.

vitaTrentina

Lascia una recensione

avatar
  Subscribe  
Notificami
vitaTrentina

I nostri eventi

vitaTrentina