“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”. È l’articolo 21 della Costituzione italiana. Chi a suo tempo ha offerto la vita o la gioventù per garantire ai concittadini questa libertà di opinione, oggi si rivolta nella tomba a sentire che gli odiatori telematici e i falsificatori mediatici si fanno scudo dell’articolo 21 per legittimare odio e falsità.
Il fatto è che l’odio e il falso attirano l’attenzione, rendono visibili, cosa che serve molto da un lato al marketing online, dall’altro alla pigrizia di chi dovrebbe verificare la veridicità delle notizie e infine corrisponde all’indole tardoadolescenziale caratteristica di molti frequentatori del web, acuita in questo periodo dall’aumentato uso del pc e della rete come surrogato della vita reale.
Su hate speech e fake news (l’inglese serve forse a ricordarci che si tratta di fenomeni presenti su scala globale?) è intervenuto a più riprese il presidente altoatesino Arno Kompatscher. “L’odio nei social network – ha chiesto dal suo profilo Facebook – può ancora essere gestito e tollerato? Molte persone sono arrivate alla conclusione che avere a che fare con gli ‘haters’ sia dannoso, nonché una perdita di tempo, e hanno per questo cancellato il loro profilo social”. La risposta del Presidente: “Personalmente, non voglio fare a meno di questi canali di informazione… Questo è uno dei motivi per cui trovo sia importante e mio compito sottolineare che l’odio non è un’opinione”.
Non possiamo permettere che l’odio diffuso a mezzo social possa avvelenare la vita quotidiana e seminare sfiducia. “La pandemia in corso ci pone davanti a enormi sfide: in gioco ora ci sono molte delle cose che consideravamo sicure e quasi scontate un anno fa e vi è comprensibilmente incertezza e paura del futuro. Rispettarsi vicendevolmente, mantenere un atteggiamento positivo ed essere l’un l’altro solidali può sembrare difficile al momento, ma questi sono i migliori strumenti che abbiamo per superare la crisi in corso”.
Se l’odio non è un’opinione, non lo sono nemmeno le notizie false, tendenziose, le mezze verità, la pubblicazione delle quali è peraltro sanzionata dal Codice penale. Soprattutto quando la diffusione di tali “notizie” ha conseguenze negative per le persone coinvolte e per la collettività. È superfluo sottolineare che quando queste “informazioni” vengono rilanciate dai mass media e magari anche dal servizio pubblico, ciò causa un discredito nei confronti di tutti gli operatori del settore. Inutile anche ricordare come esponenti della nostra classe politica facciano regolarmente uso della falsità e dell’odio nella loro attività ordinaria, incuranti dell’esempio che stanno dando al Paese e soprattutto ai giovani. Ma ci sono anche molti politici che si dedicano anima e corpo al bene comune (e che perciò mantengono un profilo basso).
“Le voci e le fake news, quando si tratta di Coronavirus, non fanno altro che generare incertezza e paura”, ha scritto ancora Arno Kompatscher. “Chi in questi giorni si mette a navigare su internet o utilizza i social media non può non imbattersi in ogni genere di notizie false riguardanti l’emergenza Coronavirus”. Ha fatto rumore, in Alto Adige, la pubblicazione di un video nel quale alcuni medici e farmacisti no vax diffondono affermazioni sui vaccini che l’Azienda sanitaria ha ritenuto false e che perciò ha segnalato all’Ordine dei medici e alla Procura della Repubblica.
“Voci, fake news e teorie complottiste causano grande incertezza nei cittadini e non danno alcun aiuto a superare questa importante sfida nel miglior modo possibile”.
Papa Francesco per questa Quaresima ha consigliato di “digiunare dai pettegolezzi e dalle maldicenze”. “Un bel digiuno”, quello dal gossip, che si può subito estendere a hate e fake.
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