Nemoi (o amoi in dialetto trentino) sono chiamati sia i frutti tondi del Prunus cerasifera, chiamato comunemente anche mirabolano, sia alcuni tipi di susina prodotta dal Prunus domestica. I frutti si assomigliano, drupe a volte poco più grandi di una ciliegia, giallastre o rossastre, maturano in agosto, sono acidule, gustose e soprattutto dissetanti.
Mirabolano, l’etimologia greca lo direbbe “ghianda profumata”, è una pianta resistente utilizzata anche come portainnesto, la cui coltivazione è sicuramente purtroppo in declino, come tante sono le varietà di prugne andate perdute.
Basta aprire il Vocabolario vernacolo-italiano per i distretti roveretano e trentino di Giambattista Azzolini (1777- 1853) dove alla voce “nemol” si viene rimandati a “brugna” e si legge: “…e quella gialla appellasi melíaca. Di queste prugne ve n’ha di molte specie, come: la sangiovanni, la sanjacopa, la moscada, la mirabella, la maglianese, la simiana, la porcina, la del miracolo, la zucchina, la abosina, la ciliegia, la granata, la della crocetta, la del cuore, la giallina, la mirabolana, la romana, la dell’imperatore, e così via”.
Chissà quali e quanti sapori, profumi, consistenze, colori ci siamo già persi e poter assaggiare ancora i nemoi trentini diventa sempre più difficile: se ne potrebbe fare un’ottima e aromatica confettura.
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