Chi è il nemico? Chi si fa lontano, chi allontana. Chi abbandona alla morte
"E chi è il mio prossimo?" domanda un laureando in legge ebraica a Gesù (Lc. 10,29). E Gesù sembra iniziare la risposta dicendo: "Un uomo". Probabilmente e provocatoriamente intende un giudeo, cioè il peggio che possa capitare ad un samaritano. Per questi quindi: razzista, rigorista in morale, fondamentalista per fede, nemico storicamente e politicamente e magari, come possibili viaggiatori in commercio, esperimentato concorrente. Alla fine invece, conclude Gesù, spostando l'obiettivo sui tre passanti: "Chi di questi ti sembra sia stato il prossimo?". "Colui che si è fatto prossimo". Il prossimo infatti non esiste in natura, non gode di libera circolazione. L'unico candidato a prossimo sono io se mi faccio prossimo, se mi creo prossimo nel cuore, se dichiaro prossimo colui in cui, bene o male, inciampo. Sono io che creo due prossimi: lui e me.
Se non esiste il Prossimo, esiste il Nemico? Sacerdote e levita immaginano il ferito e lo evitano come nemico perché è impuro, o li fa arrivare tardi alle funzioni, o è pubblicano, o antigienico, o può creare problemi giudiziari, spese per le cure o risulta sperimentato piantagrane. Non basta. Per esser nemici, per avere un nemico bisogna essere almeno in due. Non siamo nemici fino a che io non mi faccio suo nemico.
“E chi è allora il mio nemico?” potrebbe insistere il laureato in vena di dottorato. E Gesù: “Chi di questi ti sembra si sia fatto nemico?” “Quelli che non hanno avuto compassione”.
Il nemico non preesiste in natura. Esiste il violento, il pericoloso, l’ostile, il concorrente sleale, il calunniatore, il ladro.
Nessuno, da solo, ce la fa a essere mio nemico fino a quando nel mio cuore non entra un contraccambio di inimicizia, odio, desiderio di vendetta e di distruzione sua. Anche qui bisogna essere in due.
Fino a quando ascolto, con un pizzico di disponibilità, la voce del Padre: “Figlio, perdona loro perché non sanno quello che fanno”, non esistono ancora nemici ma solo degli infelici, sia pur temibili e pericolosi, ma sempre degni di ogni compassione.
Fino a quando prego perché mutino in bene non esiste inimicizia.
Non c’è il nemico perché io non mi son fatto nemico. Probabilmente il samaritano non si è portato a casa il presunto giudeo trovato sulla strada e neppure sogna istintivamente una vacanza al lago con le due famiglie riunite. E si difenderà doverosamente se il malcapitato si rivelerà scroccone, invadente, approfittatore. Niente di male fino a qui.
Invece il nemico nasce in me, sono io, mi faccio nemico,solo nel momento in cui elimino dal mio cuore l’altro, il temuto, desidero distruggerlo, voglio che non esista più.
Dice il Padre: “Facciamo l’uomo a nostra immagine” e io dico con rabbia: “Non esista l’uomo che minaccia la mia immagine!”.
Come il Padre, Amore infinito, crea altri esseri amati e si conferma Dio, così, creatura impaurita, sogno di annientare la presunta minaccia e mi nego come umano. Divento un contrario di Dio, infinitesimo anticristo e antipadre. Mando l’altro nel Nulla prima di ogni legittimo giudizio.
Chi è il nemico? Chi si fa lontano, chi allontana. Chi abbandona alla morte. Chi desidera l’annientamento.
In pratica l’unico nemico di cui posso disporre, che io posso costruire o neutralizzare, sono io stesso.
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