Si scorre come un vecchio libro dei ricordi, di quelli che si usava tenere anni fa con dentro immagini, scritte, pensieri e disegni. Allo stesso tempo incuriosisce come l’album delle fotografie delle vacanze appena passate che si sfogli con nostalgia. É “L’estate più bella” (Terre di Mezzo – età 8-99 anni), l’albo dell’artista francese Delphine Perret, che contiene non una ma tante storie, tante quante sono i luoghi e gli oggetti, e insieme i ricordi e i giochi, che essi suscitano in una mamma e nel suo bambino. I due passano le vacanze in campagna, nella vecchia casa di famiglia, dove lei andava anche da piccola. E si apre loro un mondo.
In queste pagine c’è tutto il fascino dell’esplorazione di una soffitta chiusa da anni o dei cassetti della credenza pieni di cose lasciate lì nel corso del tempo chissà quando e chissà da chi. Sono pagine leggere realizzate con tecnica mista di acquerello e matita e ampi spazi bianchi al posto del silenzio di molti momenti. Qua e là scarne parole. Sono i dialoghi essenziali senza introduzione, senza spiegazioni, tra la mamma e il figlio. Parole che parlano di vecchi stivali, di un berretto perso, di insetti e fili d’erba… La scoperta di questo mondo meraviglioso da parte del bambino si intreccia con i ricordi della mamma, di quando andava lì da piccola e il suo papà era giovane e le raccontava di quando anche lui, ancora prima, era stato bambino. Ricordi di persone e situazioni che oltre il tempo si allacciano al presente dandogli radici. Con l’arrivo della nonna e dei cuginetti il pacifico microcosmo della casa per qualche giorno viene scombussolato. Poi, però, ritorna il tempo della bellezza di quella campagna e la tranquillità di quell’atmosfera rarefatta: un tempo condiviso che rimarrà per sempre nel cuore di mamma e bambino.
Un libro prezioso per le sue qualità come opera in sé in perfetto equilibrio di parole, silenzi, illustrazioni e spazi bianchi, e per il suo potere evocativo che, come uno scrigno, si apre per dare vita ai ricordi che ognuno conserva nel suo cuore.
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