Saper riconoscere le emozioni provate e cosa le provoca, ammettere inadeguatezze e incapacità di trovare parole per esprimere dolore e paura: una breccia nella violenza che chiude in gabbia vittima e carnefice. Gli uomini possono cambiare? “Muti”, atto unico del 2016, per la regia di Silvia Briozzo, con Fabio Ghidotti, Paolo Petrò, Fabrizio Plebani, a cura della Compagnia teatrale “Le Mosche Teatro”, è uno spettacolo teatrale di denuncia, forte come un pugno nello stomaco, intimo come il ritrovarsi nudi, coraggioso nell’esplorare il punto di vista maschile per portare a galla quello che gli uomini non dicono.
La rappresentazione – per la regista “un percorso a tratti scomodo e dalle tinte ruvide sul tema della violenza sulle donne raccontato da tre uomini” – inaugura la rassegna teatrale “Donne-D” dedicata al tema della violenza di genere, iniziativa culturale promossa dal Comitato Unico di Garanzia dell’Università di Trento, in collaborazione con l’Opera Universitaria e con l’Associazione Giardino delle Arti, e sarà in scena mercoledì 13 aprile, alle 20.30, al Teatro Sanbàpolis, in via della Malpensada, 88, a Trento ((link per prenotazione su webmagazine.unitn.it/evento/ateneo/106725/muti; informazioni: equitadiversita@unitn.it; tel. 0461.217411, operauni.tn.it; sconsigliato ai minori di 16 anni).
“Non avere parole. Averne troppe. Stonate. Aver linguaggi incomprensibili. Dare per scontato. Chiedere aiuto. Non avere il coraggio. Ma dove sono le parole che ci aiutano – si legge nella presentazione -. Donne vittime di uomini violenti. Donne che hanno paura di parlare. Uomini che non sanno parlare. Dimenticata la dignità. Il valore. L’identità. E l’amore che tanto agogniamo, svanisce sfregiato a morte”. Sul palcoscenico, gli attori si “svestono” dell’apparente forza maschile rivelando la fragilità del non sentirsi adeguati: “Gli uomini di oggi sono muti, incapaci di dare un nome alla propria sofferenza e di condividerla con altri per quella sorta di pudicizia che non prevede che un maschio racconti di debolezze e sconfitte”. Il soffrire in silenzio può diventare però un problema nelle relazioni affettive e sfociare in violenza domestica.
Senza voler generalizzare, il punto di partenza è una maschilità violenta, mostrata in forme e intensità diverse, e “Muti” è un difficile esperimento, “uno spettacolo scomodo, molto duro ma necessario per sentirsi addosso i lividi che la violenza di genere sa lasciare”, ispirato dall’esigenza di esplorare il sentire maschile per riflettere su origini e complessità del fenomeno e cercare nuove possibilità di dialogo.
La rassegna prosegue venerdì 13 maggio alle 20.30, con “Il giuoco delle parti”, spettacolo teatrale di Luigi Pirandello, a cura del gruppo teatrale “La Betulla”; e in autunno sono previste due ulteriori rappresentazioni.
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