I lettura: Isaia 55,1-3;
II lettura: Romani 8,35.37-39;
Vangelo: Matteo 14,13-21
Rischiamo di farci il callo a certi fenomeni. All’aumento dei prezzi, per esempio: “lievitano” si dice (è più elegante). Al fatto che le stagioni turistiche non son più quelle di una volta. Al dilagante dramma di lavoratori che si trovano sul lastrico. Ai dati forniti dall’Istat di anno in anno (secondo gli ultimi: un italiano su 10 è in miseria, 10 milioni sono in difficoltà). Alla ricorrente (quotidiana) notizia di disperati che partono dal Nord Africa e rischiano tutto, anche la vita, pur di approdare in Europa… Sì, e noi invece rischiamo di farci il callo.
Io mi chiedo, proprio nel nome del vangelo che ascolteremo la prossima domenica: non ci sarà per caso una motivazione comune dietro a tutti questi fenomeni? Il vangelo – se lo vogliamo comprendere davvero – dobbiamo sempre collocarlo in un contesto reale: quello della vita, contrassegnato senz’altro anche da quei fenomeni ai quali ho appena accennato. Ecco lo sfondo per capire il vangelo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Lo risentiamo ogni anno. Altri fatti evangelici tornano ogni tre anni, perché sono riferiti da uno solo dei quattro evangelisti. Ma questo è riferito da ognuno dei quattro, per cui è d’obbligo risentirlo ogni anno. Il che costituisce già un particolare interessante: ogni papà e mamma sa che certe cose ai figli vanno dette una volta ogni tanto, ma certe altre vanno ripetute spesso, anche a costo di risultare noiosi. Anche noi cristiani facciamo più fatica ad imparare certe cose: ci devono essere ricordate di frequente.
E cosa ci sarà mai da imparare a questo riguardo, che non l’abbiamo già appreso una volta per tutte? Nella prima lettura di questa domenica ci sentiremo interpellare in questo modo: “Voi tutti assetati venite all’acqua… Venite, comprate senza denaro, senza pagare… Perché spendete denaro per ciò che non sazia?”. Già qui il parlare di Dio si scontra con certa mentalità ampiamente diffusa: “Solo ciò che si compra – magari a caro prezzo – vale. Che valore può avere ciò che non si paga?”. Sì, ma, con quali conseguenze? Ci sono cose, beni, realtà che non si possono pagare perché non hanno prezzo: il loro valore non è stimabile in denaro. Ecco allora che molti – abituati a valutare tutto in termini di soldi – non le prendono nemmeno in considerazione: è come se non esistessero. E’ a costoro che il Signore dice: “Ma perché spendete denaro per ciò che non sazia? Venite, comprate senza denaro, senza pagare… Venite a me: ascoltate e vivrete!”.
Un’altra idea molto condivisa – e con la quale il vangelo di oggi si scontra – porta a pensare che, per essere al sicuro, bisogna tenere ben stretto quel tanto o poco che si ha, e per moltiplicarlo e aumentarne il valore, occorre investirlo nel modo più intelligente e più astuto. Ebbene, il vangelo è di un’altra opinione. A Gesù che si preoccupa della folla affamata che ha davanti a sé, gli apostoli rispondono: “Non abbiamo che cinque pani e due pesci”. “Abbiamo”. Non era vero. Sarebbe stato più giusto dire – come specifica l’evangelista Giovanni: “C’è qui un ragazzo che ha cinque pani e due pesci…”. Il che è ancora più sorprendente: cosa potrà mai fare un ragazzo per risolvere i gravi problemi dell’umanità? Ma è qui che il vangelo ci propone una soluzione a dir poco diversa dalle nostre logiche: l’unico modo per essere al sicuro (tutti), l’unico investimento affidabile, sta nel condividere quello che si ha, non nel trattenerlo gelosamente per se stessi. Perché, a questo punto (o meglio, a questa condizione), entra un altro coefficiente, un altro “azionista”, il più importante di tutti: Dio, il Padre nostro. Infatti “tutti mangiarono a sazietà, e portarono via i pezzi avanzati: dodici ceste piene… Ed erano 5 mila uomini…”.
Non c’è chi non veda lo squilibrio preoccupante che sfigura e disonora l’umanità del nostro tempo. Anche i fatti problematici cui accennavo (e ai quali rischiamo di farci il callo) lo confermano. Ognuno farà le sue diagnosi. Anche il vangelo ha diritto di farle, anche la Parola di Dio.
Troppo si è riservato attenzione ai beni da portafoglio, da carta di credito, da conto in banca: a scapito di quei beni non commerciabili che fanno vivere le persone con dignità. Ma il vangelo, oltre alla diagnosi, offre anche una prospettiva di soluzione che dà modo di correggere certi squilibri. “Venite, comprate senza denaro, senza pagare…Perché spendete denaro per ciò che non sazia?”. Traduzione: Prestate più attenzione ai beni che vengono da Dio e non hanno prezzo: la sua Parola, gli ideali del suo Vangelo, la sua amicizia, la sua stessa vitalità … E via via che si ricostruisce in noi stessi l’equilibrio, impareremo anche a esercitare quella facoltà che al giorno d’oggi appare un po’ rattrappita: la compassione. “Sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla e ne sentì compassione”. Sì, è da Gesù Cristo figlio di Dio, che potremo re-imparare la compassione. Senza di essa, forse ci sarebbe comunque un futuro per l’umanità, ma sarebbe un futuro cieco e disumano. Per tutti.
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