Le esplosioni e le raffiche di Parigi e di Beirut sono capaci di uccidere o dilaniare centinaia di passanti ma non arrivano a segno e non sono vincenti fino a che non riescono a introdurre l'odio nei nostri cuori e ad includere in esso centinaia di milioni di veri credenti dell'Islam. I terroristi, creatori di un Corano maggiorato dalla violenza, sono poche decine di migliaia, sostanzialmente isolati nel grande mare del mondo islamico. I loro più pericolosi nemici sono non solo i musulmani sciiti ma anche tutti i credenti dell'Islam sunniti che non odiano e non agiscono come loro. Hanno bisogno di attirarli facendo schierare noi contro tutto l'Islam.
Dopo lo splendore della cultura araba ad inizio del secondo millennio e dopo la potenza economica e militare dell'impero Turco, l'Islam sta attraversando secoli di mortificazione culturale, politica, economica, scientifica, militare e sociale che la risorsa petrolifera non basta certo a sanare.
Il suo inserimento attivo nel mondo contemporaneo di matrice occidentale viaggia con ritardi e difficoltà enormi. Le seconde e terze generazioni di immigrati accatastati nelle banlieue, nei sobborghi delle metropoli,crescono spesso nelle emarginazioni più umilianti. Istintiva l'illusione di una scorciatoia al riscatto aggrappandosi ad un Corano radicalizzato che dove non convince uccide. Delusi, svuotati, adirati si stordiscono con il fanatismo, il martirio, come kamikaze giapponesi di fronte alla fatalità della sconfitta. La religione distorta diventa la droga da distribuire alle truppe prima del'assalto alla baionetta.
Con radici più casalinghe e meno estese e profonde noi italiani abbiamo vissuto questo al tempo del terrorismo interno. La capacità di amare e di offrire il perdono da parte della famiglia Bachelet e di tante altre famiglie vittime della violenza è stata un fattore determinante che ha disarmato l'illusione di salvare l'ideologia e l'umanità uccidendo. Questo viene prima di tutto e assieme a tutto il resto, odio escluso. Vince chi comprende l'altro e l'aiuta a salvarsi.
Non più "Je suis Charlie" quando Charlie offende l'immagine di Maometto bensì la Marsigliese cantata da tutti gli europei come sintesi di valori scoperti e realizzati in drammatici secoli di uguali errori e sofferenze.
Attorno ai tre simboli della Stella di David, della Croce e della Mezzaluna noi tutti siamo chiamati a invocare dal Misericordioso la liberazione dai rispettivi egoismi generatori di morte.
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