L’Adige era ghiacciato anche il 18 febbraio 1956, tanto che il freddo di quei giorni era stato paragonato all’inverno siberiano. Pure il 1929 è ricordato come un anno dall’inverno particolarmente gelido. Il 3 febbraio 1929 vi fu una temperatura di -24°, me per due mesi si ebbero temperature rigidissime. Tant’è che da una sponda all’altra del fiume la gente passava sull’acqua gelata. Come accadde nei secoli quando l’Adige ghiacciava di frequente e si approfittava dell’inverno (allora non c’erano ponti) per passare con le slitte cariche di legna da ardere. L’anno 1431 fu talmente freddo che gelarono tutti i corsi d’acqua e si seccarono le vigne e persino gli ulivi della sponda gardesana. La cronaca di Ludovico Moscardo (“Historia Veronensis”) racconta che nel 1490 “al fine di quest’anno cadettero tante nevi e fu così eccessibile il freddo, che per molti giorni restò l’Adige agghiacciato in modo che per ogni luogo si passava sopra il ghiaccio a piedi e a cavallo”.
Dei fatto calamitosi, gelate comprese, parla diffusamente il francescano Giangristomo Tovazzi (1731-1806) nella sua “Malographia Tridentina” (trascritta e pubblicata nel 1986).
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