L’essenziale è non dimenticare

Dal romanzo di Antoine de Saint-Exupéry alla storia senza tempo di una bambina che sta diventando grande

Alzi la mano chi non si è mai imbattuto in una citazione da “Il piccolo principe”. Anche senza magari averlo mai letto, il celebre romanzo di Antoine de Saint-Exupéry è senza dubbio tra i testi più utilizzati per trovare una frase che resti nel cuore. La sfida di portare sul grande schermo questa fiaba senza tempo, dedicata ad un adulto quando era bambino, è stata raccolta da Mark Osborne, già regista di “Kung Fu Panda”.

Va subito detto che la storia non ripercorre puntualmente la trama del romanzo, ma le si affianca in modo originale, raccontando l'estate di una bambina di nove anni. Come nel libro, nessun personaggio ha un nome. C'è la mamma in carriera ansiosa di disegnare per la figlia un futuro di successo, al punto da programmare in modo efficientemente opprimente ogni istante della sua giornata, e c'è un papà assente, che si manifesta solo con ripetitivi regali di compleanno. La decisione di trasferirsi in un nuovo quartiere favorisce l'incontro con l'aviatore, un bizzarro vecchietto che abita il tugurio vicino ed è alle prese con il tentativo di rimettere in volo il suo malridotto aereo.

Dopo l'iniziale diffidenza, aviatore e bambina fanno amicizia, anche grazie ai fogli manoscritti e curiosamente disegnati con cui il vecchio racconta alla piccola un'esperienza vissuta in passato, quando, precipitato in pieno deserto, l'incontro con un bambino biondo giunto da un lontano asteroide cambiò per sempre la sua vita.

Mentre l'estate scorre, il mondo colorato dell'aviatore prende sempre più il sopravvento sul grigiore in cui soffoca il resto della città, fino a quando un evento drammatico spingerà la bambina a diventare protagonista di quella storia fantastica, vivendo un'avventura da sogno che l'aiuterà ad incamminarsi verso il mondo degli adulti con la certezza che il problema non è crescere, ma dimenticare quello che si è stati.

Mentre scorrono, al contrario rispetto al verso abituale, i titoli di coda, possiamo dire che la sfida, a modo suo, è vinta. Grazie all'accostamento della classica animazione tridimensionale ad una stop motion che richiama lo stile del disegno, il film riesce a mantenere la magia del racconto originale, sottolineando la straordinaria vitalità di un testo ultrasettantenne che ha ancora molto da dire, ma nello stesso tempo dà vita ad una storia autonoma, che diventa la principale senza mai completamente staccarsi da quelle pagine svolazzanti che alla fine diventano un libro.

La ricerca dell'essenzialità, e le diverse opinioni su cosa sia realmente importante per vivere bene, rilanciano domande e temi sempre attuali, raccontando vicende già viste ma ancora profondamente autentiche.

Se il gioco delle citazioni è confermato dalla stessa piccola protagonista sul finale, un divertimento nuovo è indovinare i doppiatori, fondamentali in un film di animazione, che si nascondono con le loro abili voci dietro i vari personaggi.

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