La Stagione Professionale al Teatro di Meano propone sabato 9 marzo alle 20.45 e domenica 10 marzo alle 16 lo spettacolo “Fine pena ora”, tratto dalla storia – vera e autobiografica – raccontata nel libro omonimo di Elvio Fassone, magistrato ed ex componente del Consiglio Superiore della Magistratura.
Sul palco è messa in scena la corrispondenza lunga oltre 30 anni tra un ergastolano e il suo giudice, interpretati rispettivamente da Salvatore D’Onofrio e Giuseppe Nitti; con loro anche Costanza Maria Frola nella figura di Rosi, la donna che per vent’anni accompagna Salvatore di carcere in carcere in tutta Italia.
Gli attori sono diretti da Simone Schinocca, che si è occupato anche dell’adattamento del testo di Elvio Fassone. Nella messa in scena il pubblico viene proiettato nella cella di Salvatore, ormai cinquantacinquenne che ha già scontato oltre trent’anni della sua pena e che sente di non riuscire più a sostenere una vita in carcere senza possibilità di uscita. Come si può placare una condanna del genere? Con delle lettere e un’amicizia inaspettata. Ed ecco che in uno dei suoi sogni compare il “Presidente”, con le fattezze del giovane uomo conosciuto all’inizio della sua esperienza carceraria. In questa dimensione onirica, la comparsa del presidente all’interno della cella di Salvatore innesca un flashback dove i protagonisti raccontano la loro storia.
“Questa vicenda ci insegna che un punto di incontro esiste sempre, anche tra mondi distanti e impossibili. Il filo del dialogo esiste sempre. Questa è in fondo la vera ragione per cui ho creduto così tanto in questo lavoro”, spiega il regista Simone Schinocca. Focus centrale dell’adattamento è il racconto dell’incontro umano tra il Presidente e Salvatore. Due mondi apparentemente inconciliabili, opposti e contrapposti che in 34 anni di corrispondenza diventano punto di riferimento l’uno per l’altro.
“Le parole del libro di Fassone sono dense e sono state arricchite da un’intervista durata ore ed ore in cui il magistrato ci ha raccontato con grande disponibilità cosa sia successo nei dieci anni successivi alla pubblicazione del testo, come il loro rapporto si sia ancora trasformato e quanto ancora oggi questa storia faccia fatica a trovare una soluzione”. E proprio da questa lunga intervista è nato l’incipit dell’adattamento, ovvero la notte insonne prima dell’ennesima udienza per la libertà condizionale di Salvatore. 38 anni di attesa, che in un sogno si condensano.
Nell’adattamento teatrale del testo di Fassone emerge anche la figura di Rosi, che diventa l’emblema dell’attesa, “una Penelope contemporanea che con la sua presenza per anni aiuta e assiste Salvatore nello sciogliere i nodi delle sue fatiche e del suo cambiamento”. In scena tocca a Rosi il compito di sciogliere i nodi della gabbia di corde che intrappolano il protagonista, rappresentazione di un percorso di redenzione che non giustifica le colpe di un condannato, ma che potrebbe rendere possibile una nuova prospettiva di vita.
Ingresso intero 12 euro, ridotto 10, Card Amici dei Teatri 8, ridotto inquilini Itea 5 euro. Informazioni, prenotazioni e biglietti: info@teatrodimeano.it; www.teatrodimeano.it, tel. 0461.511332.
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