Una serie tv per gli amanti del genere giudiziario, ma non sommario
Ci sono serie televisive che non ci si stanca mai di rivedere, in cui la sceneggiatura, l'interpretazione e il ritmo s'intrecciano in un equilibrio che cattura lo spettatore facendogli diventare familiari i personaggi e trasportandolo per un po' in una realtà parallela.
The Good Wife è uno di questi piccoli capolavori. Trasmessa negli Stati Uniti dal 2009 al 2016, ha debuttato in Italia nel 2010 ma purtroppo non ha mai ottenuto una collocazione nei palinsesti che ne sostenesse gli ascolti.
Da sabato 1 giugno Rai4 ripropone la prima serie, con un ritmo di cinque puntate ogni settimana, partendo intorno alle 17 per finire poco dopo le 21. Un'ottima alternativa a Netflix, che mette a disposizione tutte le sette serie, ciascuna composta da una ventina di episodi, per tuffarsi in uno spaccato di vita americana, tra famiglia e aule giudiziarie, che a distanza di un decennio rimane ancora attuale e coinvolgente.
La serie, ideata da Robert e Michelle King, narra le vicende di Alicia Florrick, travolta dallo scandalo che ha coinvolto il marito Peter, procuratore costretto alle dimissioni e incarcerato per un'accusa di corruzione legata a vicende sessuali.
Costretta ad affrontare la ferita del tradimento e a farsi carico del mantenimento della famiglia, composta anche dai due figli adolescenti Grace e Zach, Alicia torna ad esercitare come avvocato trovando impiego nello studio legale Stern, Lockhart & Gardner, grazie all'interessamento di Will Gardner, suo ex compagno di college.
Il suo è un percorso di cambiamento profondo, di ridefinizione del proprio ruolo di donna, di madre e di moglie, che puntata dopo puntata si intreccia con i casi giudiziari in cui è coinvolta e con i tanti personaggi che incrociano il suo cammino.
Il vero punto di forza della serie, accanto ad una interessante ricostruzione della società e del mondo giudiziario e politico d'oltreoceano, sono le riuscite interpretazioni del cast, che danno vita ad altrettanti protagonisti, ognuno con le sue luci e le sue ombre: la pragmatica idealista Diane Lockhart, socia di Will, il competitivo Cary Agos, l'enigmatica Kalinda Sharma, l'astuto Eli Gold, solo per citare i principali.
Una caratterizzazione centrata che non tralascia nemmeno i personaggi minori, come dimostra l'ottima prova di Michael J. Fox che, nel ruolo dell'avvocato portatore di handicap Louis Canning, trasforma in potenzialità espressive, e in micidiali armi nel duello in aula, alcuni disturbi con cui, malato di Parkinson, convive anche nella realtà.
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