I lettura: Atti degli Apostoli 6,1-7;
II lettura: 1Pietro 2,4-9;
Vangelo: Giovanni 14,1-12
Le ultime parole che si pronunciano alla fine della vita hanno un’importanza particolare. “Non sia turbato il vostro cuore: nella casa del Padre mio vi sono molti posti”. È Gesù a parlare così, l’ultima sera della sua vita. Sapeva che il giorno dopo l’avrebbero messo in croce. Il suo non era il trionfo di un vincitore che aveva sbaragliato tutti i suoi avversari. Se ne andava come un fallito: rifiutato dai capi, dalle autorità, rinnegato e abbandonato dai suoi discepoli, tradito nientemeno che da uno di loro… Fallimento su tutti i fronti insomma.
Dopo aver fatto e insegnato tante belle cose, che avevano dato speranza a molta povera gente, ecco che tutto sembrava finire come un bel sogno che si infrange. Questa era la sensazione che regnava nel cenacolo quella sera: turbamento, paura, apprensione, delusione. Ebbene, no: “Non sia turbato il vostro cuore”. Gesù, che da quel fallimento è uscito vincitore perché è risorto, da quella sera ripete spesso queste parole. Ora le dice a noi, in questa domenica: Non sia turbato il vostro cuore, abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me.
Che bisogno c’è che le ripeta ancora? E perché a noi? Turbamento, apprensione, delusioni… formano un bagaglio che, se siamo onesti, non ci abbandona mai. Capita di provare turbamento e apprensione nella vita personale, nelle famiglie (qual è il genitore coscienzioso che non prova questi sentimenti vedendo crescere i suoi figli, specie in certe stagioni della loro adolescenza?). Turbamento e apprensione s’insinuano nella vita di tutti, in un modo o nell’altro, e non di rado dominano anche sull’orizzonte grande del mondo…
Io, per esempio – lo confesso – provo turbamento e sento nascere in me la preoccupazione quando sento di certe scoperte o tentativi da laboratorio che hanno per oggetto l’uomo; mi domando: dove stiamo andando? Quando guardo al nostro modo di vivere piuttosto allegro, e so che esso è possibile grazie a ingiustizie di cui è vittima l’altra parte del mondo, mi domando: quanto potrà durare? Che se poi osservo l’alta percentuale di persone indifferenti e insensibili a ideali o interessi che non siano quelli della buona tavola o del conto in banca, mi chiedo: dove porterà una tale incoscienza?
Per cui sì, è consolante che il Signore venga tra noi e ci dica: Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore…
Oh, intendiamoci: non è che per questo ci appiani la via o tolga di mezzo gli ostacoli. Le difficoltà restano e la strada spesso è comunque irta e stretta. Non è un imbonitore delle masse a buon mercato Gesù Cristo. È a una condizione ben precisa che possiamo permetterci di non preoccuparci e di non avere paura, e ce la rivela chiaramente: “Io sono la via, la verità, la vita”. Ah, ecco com’è possibile andar avanti a testa alta, anche in mezzo alle difficoltà. Se lui è la nostra via, e noi cerchiamo di camminare su quella via, cioè verso quegli ideali che sono quelli del vangelo, allora possiamo permetterci di non turbarci. Se lui è per noi la verità, quando dobbiamo fare delle scelte o decidere cosa è bene e cosa no, non ci baseremo sui nostri gusti personali, ma sui suoi: allora potremo permetterci di non avere paura. Se lui è la nostra vita… cosa vorrà dire? Quando due persone si vogliono bene sul serio, e non per una stagione ma per un’intera esistenza, una può dire all’altra: “tu sei la mia vita, senza di te io non so come farei a vivere”. Ecco, un’esperienza come questa può aiutarci a capire cosa significa che Gesù Cristo è la nostra vita. E se lo è veramente, allora sì: possiamo dominare le apprensioni e le paure. E ci rassicura in questo: “Nella casa del Padre mio si sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: ‘Vado a prepararvi un posto?’ Quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi”. Queste parole ci aprono davanti un orizzonte sconfinato: la casa del Padre mio!
Sì, il turbamento, l’angoscia, regnano nella vita quando non c’è più orizzonte, quando tutti gli ideali si sono accorciati a misura delle voglie del momento. Ma se l’orizzonte è aperto, è grande, è quello che Gesù Cristo ci fa intravedere, si può davvero camminare a testa alta, anche quando tutto porterebbe a demoralizzarsi o a non camminare più.
Nella casa del Padre mio si sono molte dimore. Se no, vi avrei mai detto: “Vado a prepararvi un posto?”. No, non ci prende in giro Gesù Cristo: ha pagato molto care le sue parole. Possiamo fidarci. E guardare a lui come alla via che non ci porterà mai nella direzione sbagliata, alla verità che non imbroglia, alla vita che non avrà mai fine. Perché lui è risorto, vivente per sempre.
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