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Da quando mio padre fa fatica a leggere il suo comportamento è cambiato. Quali attenzioni dobbiamo avere rispetto alla vista dei nostri anziani? E’ giusto far affrontare loro interventi chirurgici – spesso fonte di preoccupazioni – per migliorare la situazione?
Lettera firmata
L’invecchiamento è la risultante (con ritmi diversi e in maniera differenziata da individuo a individuo) dell’involuzione di vari organi ed apparati. Anche l’apparato oculare è interessato al generale processo dell’invecchiamento e l’interessamento delle funzioni visive è senza dubbio uno dei diversi problemi clinici in grado di complicare la vita della persona anziana. I disturbi sensoriali vengono spesso scambiati per manifestazioni di normale invecchiamento. Sono invece patologie a cui non si presta la dovuta attenzione anche per una sorta di pregiudizio culturale: ciò che è frequente è normale. Non è così. Soprattutto i “sensi speciali”, vista e udito, sono due porte del nostro cervello, in grado di metterlo in contatto col mondo esterno. Se li trascuriamo, anche il cervello ne soffre. La riduzione della vista comporta, oltre che un aumentato rischio di cadute e di incidenti, anche e soprattutto un progressivo abbandono degli abituali interessi, una tendenza all’isolamento sociale con importante impatto sulla qualità della vita; per questo, come ho già sottolineato in altre occasioni, in età avanzata è indispensabile mantenere il contatto con interessi, attività, amicizie od hobby che possono rallentare e ridimensionare gli aspetti più negativi dell’invecchiamento. È comunque un dato ineluttabile che col tempo la nostra vista peggiori e che magari anche inforcando un paio di occhiali non si riesca a vedere bene. A tal riguardo si può andare incontro a tre situazioni tra le più significative: la degenerazione maculare, dove ad essere colpita è la parte centrale (macula) della retina che ci permette di mettere a fuoco e di vedere i colori. La lettura in questo caso diviene particolarmente ardua: le parole appaiono quasi deformate e possono comparire macchie (scotomi) che si "portano via" interi segmenti di pagina; il glaucoma, che dipende da un danno al nervo ottico, spesso causato da un'eccessiva pressione oculare. Si tratta di una patologia seria perché, se non diagnosticata in tempo, può comportare anche la progressiva perdita della vista; infine, la retinopatia diabetica dovuta al deterioramento dei capillari della retina, come conseguenza del diabete mellito che comporta l'ostruzione di alcune parti del campo visivo e la difficoltà di visione da vicino.
Ma il problema più frequente tra gli anziani e tuttavia non trascurabile, è quello legato alla cataratta che porta con sé una perdita di qualità della vita e disabilità. Verosimilmente è il caso descritto dal lettore. La cataratta consiste nella perdita di trasparenza del cristallino (la lente naturale dell'occhio); la lettura diviene difficile per la perdita di contrasto con lo sfondo, e si diventa più sensibili ai riflessi. Il termine cataratta significa “cascata” perché si pensava che l’opacizzazione fosse legata alla discesa di un velo dall’alto proprio come acqua che cade; ancora oggi è usanza a livello popolare dire che “la cataratta scende”. La cattiva qualità delle immagini prodotta dalla cataratta contribuisce all’impoverimento progressivo delle proprie abilità e al peggioramento della qualità della vita specie quando la persona anziana deve dipendere da altri per questa alterata qualità della visione. Tra l’altro la presenza di difficoltà visive è elemento che porta statisticamente ad un aumento del rischio di fratture di femore, le quali sono un potenziale fattore di disabilità e mortalità.
Il disturbo da cataratta si può risolvere chirurgicamente con la sostituzione del vecchio cristallino con uno artificiale. Si tenga presente che una cataratta di un solo occhio, con discreta visione dell’altro occhio, può disturbare la persona anziana ancor più di quella di ambedue gli occhi in particolare per la mancanza del senso della profondità che impedisce a tali persone di essere sicure mentre scendono una scala o da un marciapiede e di valutare la distanza da un ostacolo, specie se questo è in movimento. La settimana scorsa è venuta in ambulatorio, accompagnata da una nuora, un signora di 98 anni con qualche problema cognitivo e portatrice di cataratta bilaterale Ho insistito per l’intervento pensando ai benefici che ne avrebbe potuto avere: sfogliare i giornali come prima o partecipare alla messa vedendo la televisione. L’intervento di cataratta oggi si esegue quando la qualità della vista non è soddisfacente per le esigenze del paziente. Non occorre più aspettare che la cataratta sia “matura” per operarsi, conviene fare l’intervento quando ci si accorge di non vedere più bene per svolgere i compiti e le attività che interessano. Con le moderne tecniche chirurgiche l’intervento è minimamente invasivo, si effettua in regime ambulatoriale. Il recupero visivo è pressoché completo in 24 ore. Quindi, da questo punto di vista, il lettore deve essere assolutamente tranquillizzato. In conclusione è importante riconoscere e non sottovalutare i primi segnali delle principali patologie responsabili di un calo del visus negli individui con età maggiore di 65 anni (presbiopia, cataratta, maculopatia degenerativa senile e glaucoma) per poter intervenire precocemente e modificare, ove possibile, il naturale decorso della malattia.
*gerontologo e geriatra
Scrivete a: anta@vitatrentina.it
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