La nascita di Dio. Una provocazione

L’opera collocata nella cappella del campanile del Duomo di Linz, nell’ambito del progetto artistico “DonnaStage”, rappresenta Maria nell’atto di partorire. A lato, Esther Strauß accanto alla sua scultura che rappresenta Maria nell’atto di partorire. L’opera, collocata nella cappella del campanile del Duomo di Linz, nell’ambito del progetto artistico “DonnaStage”, è stata danneggiata. Foto www.dioezese-linz.at

La provocazione c’è tutta. Una statua di Maria nell’atto di partorire. Maria, la madre di Dio. L’opera di Esther Strauß è stata collocata al centro della cappella del campanile occidentale del Duomo di Linz. Dedicato a Maria.

Questo lunedì, in mattinata, la statua è stata brutalmente decapitata. L’atto di vandalismo suona come una risposta aggressiva alla provocazione rappresentata dall’opera d’arte.

L’artista, che vive tra Vienna e il Tirolo, è impressionata dalla violenza di cui la sua arte è fatta oggetto. Ciò dimostra, sostiene, “che ci sono ancora persone che mettono in discussione il diritto delle donne al proprio corpo. Dobbiamo avere una posizione ferma di fronte a questa realtà”.

Don Johann Hintermaier, vicario episcopale per la formazione, l’arte e la cultura, aggiunge: “Eravamo consapevoli di provocare un dibattito con questa installazione. Se abbiamo ferito i sentimenti religiosi delle persone, ci dispiace, ma condanno fermamente questo violento atto di distruzione, il rifiuto di impegnarsi nel dialogo e l’attacco alla libertà dell’arte”.

La statua della Vergine fa parte del progetto “DonnaStage” avviato dalla diocesi di Linz in occasione del centenario della consacrazione della cattedrale. Il duomo diventa così luogo di dialogo per questioni come il ruolo della donna, l’immagine di famiglia e la parità di genere.

“Durante il periodo di costruzione della cattedrale (1862-1924) – spiega la diocesi – le immagini di Maria, Giuseppe e Gesù bambino furono ampiamente utilizzate nella rappresentazione della Sacra Famiglia. Esse fungevano da modello per i ruoli tradizionali. Oggi, la concezione dei ruoli e delle forme familiari si è fatta più varia. DonnaStage si propone come luogo per verificare e riformulare criticamente le idee tradizionali”.

Una provocazione consapevole, dunque, quella scultura denominata “incoronazione”, che impone alla vista l’immagine di una donna che partorisce, appoggiata a una roccia, collocandola su un piedistallo nella cappella della Torre Ovest. Secondo l’autrice “La maggior parte dei ritratti della Vergine Maria sono stati realizzati da uomini e hanno quindi spesso servito interessi patriarcali”.

La teologa Martina Resch, tra gli iniziatori di “DonnaStage”, spiega che l’obiettivo del progetto è creare spazi di pluralità in cui sviluppare nuove prospettive di riflessione sui fondamenti della fede. “La scultura di Esther Strauß – dichiara all’agenzia Kathpress – è un’opera molto poetica che mostra la nascita naturale di Gesù. Maria è mostrata nella sua vulnerabilità, ma anche nella sua forza”.

L’opera di Strauß, spiega la teologa Resch, è un forte richiamo alla realtà dell’incarnazione. La storia della salvezza inizia con l’Annunciazione, cui seguono il “sì” di Maria e dunque la nascita. Che è vera nascita.
Ai visitatori non viene semplicemente buttata in faccia la scena del parto. Essi sono introdotti alla scultura con discrezione, si avvicinano alle spalle di Maria e poi “ognuno può trovare la propria prospettiva”.

Chi conosce i racconti evangelici sa che spesso, quasi sempre, le parole e le azioni di Gesù provocano reazioni. A volte violente, mortali, come l’ultima. Provocano. Impongono riflessione. Se il ruolo della donna e la realtà della nascita sono vissuti (e rifuggiti) oggi ancora come una provocazione è forse perché sono a loro modo espressione della verità evangelica.

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