“Laudato sii, mi Signore, per sora nostra matre terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba”. Come testimonia il Cantico delle Creature di Francesco d’Assisi, l’umanità da sempre utilizzò il mondo vegetale per nutrirsi e curarsi adattando i ritmi di vita a quelli delle stagioni e della natura. Le informazioni botaniche e di utilizzo alimentare delle piante si sono tramandate di generazione in generazione attraverso i secoli preservando un patrimonio di conoscenza di cui oggi disponiamo. Ma non è stato tutto semplice, anzi. La storia ci dice che in nome del progresso e della modernità l’umanità si è dimostrata spesso superficiale nel mantenere vivo questo legame con la terra e le piante, ritenendo di poterne fare a meno.
Nel Medioevo alcuni ordini religiosi si erano resi conto di questo rischio. All’interno di monasteri e conventi nacquero allora i Giardini dei Semplici (Hortus Simplicium), progenitori degli attuali Orti Botanici. Erano spazi circondati per lo più da mura, con un microclima protetto, dove i frati coltivavano le “Piante Semplici”, le studiavano, ne utilizzavano i prodotti, trascrivevano le esperienze e le condividevano con la comunità.
Ma che cosa sono le “Piante Semplici”? Per spiegarlo partiamo da un assunto: le piante tutte sono un laboratorio chimico senza eguali. Le cellule vegetali utilizzano sostanze chimiche semplici e sfruttano comuni fonti di energia (“Messer lo Frate Sole e Sor’Acqua”) per sintetizzare un enorme numero di sostanze complesse indispensabili tra l’altro per il nostro sostentamento e benessere. Le piante amiche dell’uomo che offrivano principi alimentari e medicamentosi erano chiamate “Semplici”. Venivano coltivate e sottoposte a vari trattamenti di conservazione in laboratori chiamati “Opificine”. Ecco spiegato il nome di piante officinali. Se i chiostri dei conventi rappresentavano il centro della vita monastica, i Giardini dei Semplici passeranno alla storia come luogo di cultura, di incontro e di studio scientifico del mondo vegetale.
Sarebbe molto lungo l’elenco delle piante volute in questi giardini. A titolo di esempio, una fra tutte, prendiamo la Malva Silvestris, molto diffusa in regione. Un nome che deriva dal greco Malakos (significa molle, calmante) e dice la proprietà emolliente. Nel Rinascimento era soprannominata “Omniorbia”, cioè “rimedio per tutte le malattie”. In tempi in cui non c’era disponibilità di medicinali, la gente faceva largo uso di questa pianta. Erbacea biennale o perenne, spontanea o coltivata, cresce fino a 1.300 metri di quota in zone ben esposte al sole. I suoi fiori sbocciano in estate, sono composti da cinque petali di colore tra il rosa ed il violetto, e si orientano sul corso del sole….”Laudato sii, mio Signore cum tucte le tue creature”.
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