Intelligenza artificiale a portata di tutti con ChatGPT

L’interfaccia di ChatGPT: per rispondere imita il cervello umano

“Avvertenza ai lettori: questo articolo è stato scritto dall’autore, che ci ha riflettuto, ha confrontato le fonti, ha predisposto una sintesi che risente anche della sua sensibilità, della sua storia personale, delle sue convinzioni e chiede scusa dei possibili errori e dei refusi che troverete inevitabilmente nel testo realizzato interamente da intelligenza umana”.

Dovremo farci l’abitudine, incipit di questo tipo appariranno sempre più a margine di articoli o testi che ci capiterà di avere tra le mani. Ci saranno giornali e siti on line che si presenteranno con precisazioni a cui dovremo fare attenzione come si fa al supermercato con le indicazioni obbligatorie previste dalla normativa sui prodotti alimentari: “i nostri articoli sono scritti da giornalisti e non da strumenti di intelligenza artificiale”. Già oggi succede che un articolo venga completamente scritto da un computer: una delle principali agenzie giornalistiche a livello mondiale, Associated Press, da anni sta usando programmi di intelligenza artificiale per scrivere articoli compilativi e che seguono lo stesso schema.

In pratica, il testo viene prodotto da un software che imita la scrittura umana dopo aver ricevuto tutte le indicazioni sull’argomento da trattare. “Caro computer, avrei bisogno di un articolo sulla siccità: trova i dati, confrontali con quelli già presenti in rete, confronta le statistiche degli ultimi decenni, analizza le previsioni per i prossimi giorni, a livello locale e continentale, fai emergere le valutazioni preoccupate degli studiosi per il cambiamento climatico”. Ciò che l’intelligenza dell’uomo riuscirebbe a produrre solo dopo molte ore di lavoro (la ricerca, l’analisi, la scrittura),
l’intelligenza artificiale riesce a fornirlo in tempi rapidissimi. Certo, siamo agli inizi: la scrittura è ancora piuttosto scontata, il racconto delle cose risulta schematico, emergono errori che richiedono un importante intervento umano in fase di correzione. Ma la strada è segnata. E con essa emergono tutte le domande che ognuno, di fronte a queste nuove frontiere (che non sono solo di carattere innovativo), non può non porsi.

La novità delle ultime settimane è rappresentata dal fatto che questi software non sono più strumenti in mano a centri di ricerca, non sono più a disposizione solo delle università o delle aziende che operano nel mondo dell’intelligenza artificiale. Questi strumenti stanno diventando opportunità per tutti, così come libero a tutti è già oggi l’accesso alla rete e a tutte le sue potenzialità. Il nuovo strumento (ma altri ne stanno arrivando) si chiama “ChatGPT” ed è un’applicazione che tutti possono scaricare ed utilizzare. Che tutto questo possa rappresentare una rivoluzione nel rapporto tra utenti e rete internet, è dimostrato innanzitutto dalla grande preoccupazione di Google, il colosso americano che, con il suo motore di ricerca, ha monopolizzato il mercato dei servizi legati all’uso del web. Al punto che il termine “googlare” (cercare qualcosa in internet mediante un motore di ricerca) è già entrato nei dizionari.

La nuova ChatGPT rischia di rovesciare il tavolo: perché continuare con Google se la nuova opportunità legata all’intelligenza artificiale promette di fornire non solo i link degli articoli che ci interessano, ma addirittura una sintesi ragionata di tutto ciò che i diversi link contengono? Partita economica e finanziaria di grandi dimensioni: ChatGPT, infatti, è un prodotto della società “OpenAI”, fondata nel 2015 (e che tra i promotori ha il sempre presente Elon Musk) e oggi partecipata al 40 per cento da Microsoft, grande concorrente di Google.

Insomma, un match tra colossi che determinerà non solo i nuovi equilibri nel mondo delle Big Tech, non solo cambierà le nostre abitudini, ma inciderà soprattutto nel campo delle conoscenze, delle modalità con cui queste vengono diffuse, del modo con cui ciascuno di noi può accedervi. Il futuro sarà dunque sempre più determinato dall’intelligenza artificiale. Non è questo lo spazio per addentrarci nelle questioni tecniche del nuovo strumento. Per farlo, non avendo preparazione specifica, l’autore dovrebbe chiedere aiuto proprio alla chat che risponderebbe in questo modo: “Il modello di ChatGPT si basa su una rete neurale artificiale, una sorta di imitazione del cervello umano, che viene addestrato su grandi quantità di dati testuali. Una volta che la rete neurale ha imparato a “capire” il linguaggio naturale, può essere utilizzato per generare testo in modo autonomo rispondendo a domande, scrivere storie e molto altro”.

Linguaggio ancora semplice e un po’ troppo approssimativo, come ebbe a considerare un professore americano che si trovava a valutare un saggio prodotto da un alunno, tutto perfetto nei contenuti, ma un po’ troppo elementare nello stile. Lo studente venne smascherato, ma i plagi non sono facilmente dimostrabili posto che la chat non fornisce mai risposte identiche, ma si adegua al linguaggio del richiedente. Il fatto che il professore sia riuscito però a capire che in quel saggio c’era qualcosa che non andava, è un piccolo segno di speranza: l’intelligenza umana può battere, ancora, quella artificiale.

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