Il rapper napoletano che lavora da più di dieci anni con i detenuti
A margine della mostra di Stefano Schirato Terra Mala. Viaggio nella Terra dei fuochi, il Museo Diocesano Tridentino ha promosso lunedì 1 aprile un insolito appuntamento musicale: il primo concerto in assoluto a Trento e in regione di Lucariello, pseudonimo di Luca Caiazzo, il capostipite del Rap napoletano. Il suo nome è forse poco conosciuto in Trentino, eppure Lucariello è sulla scena da oltre vent’anni e la sua carriera musicale è costellata da importanti collaborazioni con artisti del calibro di Fabri Fibra, Caparezza, Clementino, Co’ Sang, Almamegretta, Claudio Baglioni, Ezio Bosso.
Al grande pubblico, però, Lucariello è noto soprattutto per Nuje Vulimme ‘Na Speranza (2014), il brano che sin dalla prima stagione chiude tutte le puntate di Gomorra, la serie tv italiana più acclamata di sempre, vista in 120 paesi sparsi in tutto il globo. Ed è proprio con le note di Nuje Vulimme ‘Na Speranza che Lucariello ha deciso di aprire l’inedito concerto del 1 aprile, accompagnato da un musicista di fama internazionale: il chitarrista Gennaro Porcelli, considerato da pubblico e critica uno dei più promettenti talenti del blues made in Italy. Il brano musicale, dalla sapiente semplicità espressiva e dal ritmo moderato e sostenuto, è più di una colonna sonora: è una denuncia delle condizioni in cui vivono molti abitanti del Napoletano, dove la criminalità dilagante colpisce i giovanissimi, rubando loro l’infanzia. Ma è anche un inno alla speranza ‘attiva’, quella che non aspetta che le cose accadano.
Nel corso della serata Lucariello ha spiegato al pubblico la genesi e il significato di ogni brano eseguito: Guagliun e miez a via, Cappotto di legno, Puortame là fore, solo per citarne alcuni. Canzone dopo canzone è stato chiaro a tutti il senso del curioso gemellaggio con il Museo Diocesano: il rapper napoletano ha affrontato nella sua carriera due temi molto importanti come la tutela dell’ambiente e il carcere. Al disastro ambientale della Terra dei fuochi Lucariello ha dedicato l’album Veleno fertile, mentre il brano Al posto mio – che ha dato il titolo al concerto di Trento – è un singolo inciso con un ragazzo detenuto presso il carcere minorile di Airola (Benevento), dove Lucariello lavora da più di dieci anni.
Quasi tutte i brani sono stati cantati in napoletano stretto, ma l'empatia e la bravura di Lucariello hanno superato ogni barriera linguistica, arrivando al cuore delle persone, che si sono lasciate coinvolgere dal ritmo incalzante del suo rap impegnato.
Lorenza Liandru
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