Il primo dei souvenir, che piace agli ultimi romantici

Le cartoline di Trento non mancano di omaggiare la novità del decennio, il Muse, raffigurato in buona compagnia

Per l’ultima puntata di Cartoline dal Trentino la ricerca è uscita dagli archivi virtuali della Biblioteca di Trento per addentrarsi nel mondo reale, quello fatto di edicole e tabaccai che – almeno in estate – propongono tra i molti souvenir le cartoline ai turisti. Il viaggio, che in sei puntate è partito dalle origini delle cartoline nel 1869, ci conduce ai tempi attuali sollevando una questione: le cartoline se ne sono mai andate realmente o è solo una nostra impressione figlia di un tempo che ha ormai bypassato il sistema postale in quanto a mezzo di corrispondenza?

Nonostante il loro utilizzo e la loro aurea rievochino un passato indefinito, le cartoline sono sempre riuscite a rimanere discretamente al passo coi tempi, anche a costo di combattere con tutti gli altri souvenir che nel mentre hanno scalzato gli intagliati di artigianato per evolversi in magneti, formine per biscotti, tazze, targhe “dolomitiche”, presine da cucina con scritto “Trento” ed altri vessilli tessili, obbiettivamente di trascurabili fattezze.

Le cartoline sono apparse nel centro di Trento in maniera mesta e massiccia al tempo stesso, come nei mesi precedenti al Natale fanno la loro apparizione i panettoni e pandori nei supermercati; così le edicole ed i tabaccai rispolverano per la stagione estiva, delle vecchie grafiche lievemente ingiallite alternate ad alcune novità che con il loro scintillio riempiono gli espositori girevoli.

L’avvento delle cartoline, scese dalle località montane per seguire i turisti nel capoluogo, è un paradosso che suggella il buon momento del turismo ed alimenta le sue presenze e la sua costante voglia di nostalgia e perfezione. A Trento si potrebbe affermare che abbiano raggiunto, anacronisticamente, il loro momento di massima espansione. Dall’altro lato, nell’analizzare la presenza delle cartoline ai giorni nostri, andrebbe considerato un sempre fervido movimento di collezionismo che ha aiutato le cartoline a rimanere vive e ad evolversi, ancora una volta.

Se in città, queste sono ormai diffuse nella zona pedonale del centro, nelle “terre alte” si trovano abbandonate sui banconi dei rifugi un po’ come negli anni ‘80 apparvero nei bar e negli esercizi più disparati. Si trovano, per la gioia degli escursionisti, cartoline artistiche, grafiche realizzate ad hoc o riproduzioni di opere pittoriche oltre alle classiche foto. Le cartoline sembrano essersi rifugiate in quota, per concedere a chi raggiunge quelle altitudini la possibilità di portarsi a casa un leggero ricordo, o una ricompensa, della fatica fatta.

Negli anni 2000 vengono spedite e francobollate sempre meno, si consegnano a mano al mittente o si conservano personalmente, creando così un rapporto più intimo rispetto alla corrispondenza e facendole scivolare a tutti gli effetti sul piano dei souvenir: le cartoline sono il più economico di questi, a maggior ragione ora, che la gente non sa nemmeno più come (e se) funzionano i francobolli ed il sistema postale. Tuttavia, rispetto alle canoniche cartoline osservate fin ora, si ritrovano in quelle degli anni 2000 ulteriori evoluzioni nelle forme e nei soggetti.

Una sostanziale novità da segnalare nella disamina delle cartoline è il cambio nella forma. La fantasia degli anni 2000 ha sdoganato il cartoncino rettangolare, sostituendolo con nuvole, bolle, soli e zigrinature lungo i bordi che seguono la scritta Trentino (finalmente diventato elemento distintivo). Sono forme composte al loro interno da altri poligoni irregolari, i quali contengono miniature fotografiche giusto per dare un assaggio onnicomprensivo del territorio. Gli anni 2000, forse per mantenere vivo l’agonizzante interesse verso le cartoline hanno inoltre introdotto un ulteriore elemento, questa volta di carattere tattile: i brillantini, arrivati a portare lucentezza e a ricreare l’effetto “fiocco di neve” in rilievo in una regione che di neve (e di rilievi) vive almeno per una stagione turistica all’anno.

Trento, per contrappasso, è diventata la città stereotipo di sé stessa. Raffigurata in un caso dentro un cartoncino a forma di nuvola, o inquadrata dentro la cornice della scritta “Trentino”, con pretestuose cartoline da una piazza Duomo innevata o dai mercatini di Natale (innevati). Le cartoline cittadine non mancano di omaggiare la novità del decennio, il Muse, presentato, secondo la nuova corrente grafica di cui sopra, in uno dei piccoli tondi-effetto-bolle in compagnia del Castello del Buonconsiglio, Santa Apollinare vista dall’Adige ed i merletti di Piazza Fiera a completare la nuvola benevola in cui una perfetta Trento aleggia tra gli espositori delle edicole e l’immaginazione stessa del turista.

Dal 2009 UNESCO ha inserito le Dolomiti nella sua lista di beni protetti, ed allora, inevitabilmente, queste arcigne ed indescrivibili montagne vengono accompagnate dalla dicitura “patrimonio dell’umanità” mandando definitivamente in pensione le cartoline dei remoti paesini di montagna ed i loro tagli fotografici lineari: relegati ufficialmente a luoghi di passaggio sulla strada verso le premiate vette, elevate (anche grazie ad UNESCO) ad uniche destinazioni meritevoli nell’immaginario comune.

Compaiono inoltre – nelle edicole di pianura, che sappiamo lontane dalle Dolomiti – elementi grafici quali snowboarder e sciatori volanti, che assieme a fantasiose signore in stile Venere-Open-to-Meraviglia osservano le Tre Cime di Lavaredo con copricapo glamour sorseggiando un ipotetico cappuccino (altrettanto glamour?). Parrebbe, quindi, che anche nelle cartoline siano arrivati i nostri alter ego digitali ad insegnarci come si dovrebbe fare turismo in un modo ipotetico. È forse questa la chiusura del cerchio? Tanti saluti.

(6 – fine)

vitaTrentina

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