Cadono quest’anno i cento anni dalla nascita di Mike Bongiorno, emblema, mito, storia della televisione italiana, scomparso ormai nel 2009 a 85 anni. La Rai ha trasmesso per l’evento una miniserie in due puntate intitolata appunto “Mike”, andata in onda lo scorso 21 e 22 ottobre, che ne ha raccontato a grandi linee le tappe più importanti della sua carriera e della sua vita personale. È un omaggio che va fatto, intrecciata com’è la sua esistenza non solo con la nascita dello stesso mezzo televisivo in Italia, ma con le vicissitudini storico politiche del Paese. Tante altre tuttavia sono le iniziative dedicate al celebre conduttore, in primis la mostra a Palazzo Reale a Milano, aperta fino al 17 novembre di quest’anno. Intitolata proprio “Mike Bongiorno 1924-2024”, si è tentato di condensare in un’esposizione sessant’anni di carriera, che attraversa i primissimi quiz televisivi tra “Rischiatutto”, “Lascia o Raddoppia”, fino ad arrivare all’approdo nella tivù privata di Fininvest con i vari “TeleMike” o “La ruota della fortuna”. Si prova a condensare con foto d’archivio, giochi interattivi e filmati biografici le orme di un gigante a cui tutti i presentatori più grandi, oggi, in qualche modo, devono qualcosa.
Unitamente alla mostra va segnalato il podcast disponibile in tutte le piattaforme “Mike – storia di una salma rubata”: per qualcuno potrebbe sembrare un approfondimento macabro, per altri un modo inedito per raccontare il personaggio attraverso il fatto di cronaca che vide protagonista il cadavere del presentatore. Era il 2011 infatti, quando il suo corpo venne trafugato dal cimitero di Dagnen sul lago Maggiore. Nel podcast, condotto dalla bravissima Giulia Depentor (già celebre podcaster esperta di argomenti funebri – suo il delicato “Camposanto”, sui cimiteri italiani ed esteri) e dal giornalista Giulio D’Antona, gli episodi affrontano il vero e proprio giallo che all’epoca sconvolse l’Italia. Come in un percorso di true crime, le sei puntate che compongono il programma non affrontano solo il caso specifico, ma ovviamente anche la vita dell’artista, unitamente alla testimonianza di parenti, amici e fan. Un modo alternativo per celebrare un uomo che in qualche modo ha forgiato la televisione di oggi, ma soprattutto la nostra storia popolare.
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