Che papa Francesco, accogliendo in udienza i rappresentanti della Federazione italiana dama, sottolineasse gli aspetti positivi del gioco sulla scacchiera, non desta alcuna sorpresa: è un gioco, la dama, che stimola la mente ed è accessibile a tutti. Bastano una scacchiera, le pedine e due giocatori: richiede intelligenza, abilità, attenzione, ma non grandi mezzi e strutture; si può giocare ovunque ed è un modo simpatico per stare insieme. Piuttosto, ciò che colpisce, nel saluto di Francesco, è un riferimento che va ben al di là del gioco della dama: “è un gioco che fa crescere la capacità logica, e ce n’è bisogno, perché l’abuso dei nuovi media invece la fa addormentare.”
Dietro le parole di Francesco alla Federazione delle scacchiere, c’è la grande preoccupazione per il futuro delle persone: perché, ormai è evidente, i social network stanno cambiando non solo la vita delle persone, ma incidono sulle strutture portanti delle comunità, ne deformano i valori costitutivi, fanno prevale l’emotività e l’irrazionalità, provocano quella polarizzazione che mette gli uni contro gli altri, sollecitano la banalizzazione delle situazioni, esaltano la fugacità dell’attimo e rendono ciechi e sordi rispetto alla realtà, quella vera che è ben diversa da quella virtuale.
Il “richiamo alla logica” di Papa Francesco è dunque l’invito a non perdere la voglia (oltre alla capacità) di metterci il naso nelle cose, a ragionare, a stabilire collegamenti – “logici” per l’appunto – che riescono a farci vedere le cose nel loro complesso, a discernere non solo tra bello e brutto, ma anche tra opportuno e sconveniente, tra bene e male, tra vero e falso. La libertà della logica come alternativa alla dittatura degli algoritmi, quei meccanismi che nei social (e non solo) decidono per noi e ci rendono dipendenti dalle scelte di altri e dalle loro convenienze.
Papa Francesco sembra dunque impegnato, anche nelle occasioni meno solenni, a tenere il punto sulla questione dei nuovi media, degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale a cui aveva dedicato il “Messaggio della giornata mondiale della Pace”, lo scorso primo gennaio (Oblò, Vita Trentina 24 dicembre 2023). Un documento che partiva da una grande preoccupazione: “I nuovi strumenti digitali stanno cambiando il volto delle comunicazioni, della pubblica amministrazione, dell’istruzione, dei consumi, delle interazioni personali e di innumerevoli altri aspetti della vita quotidiana”.
Più volte, anche in questo spazio, abbiamo sottolineato come le forme dell’intelligenza artificiale stiano cambiando il mondo, ben oltre la nostra capacità di esserne coscienti. Con il rischio, denunciato da Francesco, che il futuro venga affidato nelle mani di pochi: “Il rischio è che i criteri alla base di certe scelte diventino meno chiari, che la responsabilità decisionale venga nascosta e che i produttori possano sottrarsi all’obbligo di agire per il bene della comunità. In un certo senso, ciò è favorito dal sistema tecnocratico, che allea l’economia con la tecnologia e privilegia il criterio dell’efficienza, tendendo a ignorare tutto ciò che non è legato ai suoi interessi immediati”.
Se, solo due anni fa, parlare di intelligenza artificiale – anche su queste pagine -poteva apparire stravagante, oggi siamo sempre più consapevoli di come tutto stia rapidamente evolvendo, condizionando anche le nostre abitudini quotidiane: apprezziamo i benefici positivi delle nuove strumentazioni, ma quasi mai siamo consapevoli degli effetti negativi che esse comportano. Le innovazioni, infatti, non sono tutte “naturalmente” positive, come ricordava proprio Francesco: “L’intelligenza artificiale deve essere intesa come una galassia di realtà diverse e non possiamo presumere a priori che il suo sviluppo apporti un contributo benefico al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli”. Un richiamo morale che sino ad ora non sembra aver avuto riscontri. A livello globale, sembrano prevalere gli interessi (economici) delle grandi società che hanno deciso di investire nel campo dell’AI. Google e Microsoft volano in borsa, moltiplicano i profitti, abbattono i paletti della prudenza. Gli Stati sembrano balbettare: il Parlamento europeo ha approvato una legislazione specifica, ma nel vertice dei ministri del G7, a Trento, non si è andati al di là delle buone intenzioni. (Oblò, Vita Trentina 24 marzo 2024)
La scelta di papa Francesco di sedersi al tavolo con i vertici del G7, a metà giugno in Puglia, nella sessione riservata all’Intelligenza artificiale, sembra essere, dunque, un rinnovato grido d’allarme. Non era mai successo che un Papa intervenisse a questo tipo di summit, men che meno “in presenza”: il pontificato di Francesco è pieno di “prime volte”, di iniziative “fuori dagli schemi”. Ben lungi dal voler semplicemente “portare lustro al G7 italiano” (come maldestramente evidenziato da Palazzo Chigi), si può immaginare che il Pontefice abbia intenzione (alla sua maniera) di battere i pugni sul tavolo, richiamando tutti alla responsabilità sul futuro del mondo.
Francesco, insomma, cercherà di illustrare di persona, vis-à-vis, ciò che aveva sollecitato, senza riscontri, nel Messaggio per la giornata della pace: “Esorto la Comunità delle nazioni a lavorare unita al fine di adottare un trattato internazionale vincolante, che regoli lo sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme. L’obiettivo della regolamentazione, naturalmente, non dovrebbe essere solo la prevenzione delle cattive pratiche, ma anche l’incoraggiamento delle buone pratiche, stimolando approcci nuovi e creativi e facilitando iniziative personali e collettive”.
(52 – continua)
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