Già in un documento dell’845 si parla di “Murrius”. Si deve però risalire al 1188 per trovare la denominazione “In plebe Murii” e poi al 1234 per “de Morio”. Gli esperti sono concordi nell’affermare come il termine rifletta il gentilizio latino Murius e non il corrispondente dialettale “gelso”, in passato molto coltivato in zona quale alimento per l’allevamento del baco da seta e per il sorgere di molte “masere”, alcune attive fino agli anni ’50 del Novecento. Per questo la pianta è tanto cara ai moriani da inserirla nello stemma municipale.
Lo stemma comunale di Mori è tradizionale ed è stato riproposto, con modifiche, il 17 giugno 1988. Ricorda pienamente la storia che ha caratterizzato la vita della sua gente e la fiorente industria serica del borgo del XVII e XVIII secolo. Su fondo color argento presenta una pianta di gelso (moro) con frutti neri (morus nigra) su una campagna verde. Gli ornamenti sono quelli di borgata con fronde legate in azzurro con cocche e nastri. Mori è stato da sempre nodo di transito tra l’Adige e il Garda. Con Brentonico, Ala e Avio fece parte dei “Quattro vicariati”.
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