Alberi e piante nell’antichità erano alleati preziosi, sentinelle silenziose e forse custodi di un sapere ancestrale; di qui il loro utilizzo frequente nel linguaggio simbolico. Sette di loro ad esempio sono protagoniste della storia biblica legata alla Terra Promessa: “Il Signore tuo Dio sta per farti entrare in un paese fertile: paese di torrenti, di fonti e di acque sotterranee […] paese di frumento, di orzo, di viti, di fichi e di melograni; paese di ulivi, di olio e di miele” (Dt 8,7-8).
Di queste sette piante la prima ad essere citata nella Bibbia è il Ficus Carica (Fico comune): Adamo ed Eva, dopo aver mangiato dell’albero di cui il Signore aveva comandato di non mangiare, accorgendosi di essere nudi “intrecciarono foglie di fico e se ne fecero cinture” (Gen 3,7).
Nl mondo giudaico e buddista “stare all’ombra del fico” è considerato luogo ideale per entrare in dialogo con Dio e con se stessi.
Pianta originaria dell’Asia Minore e dell’Arabia si è presto diffusa in tutta l’area mediterranea. Il suo frutto dolce, apprezzato dagli Egiziani, dagli Assiri e dai Greci, costituiva un importante alimento per l’alto valore nutrizionale, sia appena raccolto che essiccato. In diverse culture e tradizioni è considerato albero della Fertilità. È una pianta adatta a sopportare lunghi periodi di siccità (Xerofita) e in condizioni di esposizione diretta ed intensa alla luce solare (Eliofila). In Trentino arriva fino ai 700/800 metri, lo possiamo trovare inselvatichito in zona Arco, Nomi, Basse Giudicarie.
Quello che comunemente viene ritenuto il frutto è in realtà una grossa infruttescenza carnosa (Siconio): piriforme, ricca di zuccheri a maturità, di colore variabile dal verde al rossiccio fino al bluastro-violaceo.
La specie ha due forme botaniche che possono essere definite come piante maschio e femmina, la prima o caprifico costituisce l’individuo che produce il polline con frutti non eduli, mentre la seconda o fico vero è pianta femmina che produce frutti eduli con i semi contenuti all’interno. Le numerosissime varietà coltivate oggi sono per lo più a maturazione “partenocarpica”, cioè il frutto per formarsi non necessita di fecondazione (i semi quindi risulteranno sterili). La propagazione avviene utilizzando i polloni.
Il fico produce in 3 periodi dell’anno: in giugno/luglio i fioroni ( pochi e grossi), in agosto/settembre i Fòrniti (più piccoli, ma dolci ed abbondanti), nel tardo autunno i Tardivi (spesso non arrivano a maturazione causa il freddo). Si adatta a qualunque tipo di terreno purché sciolto e ben drenato. Con rami ben lignificati tollera temperature minime di -10/-12 ° C. Le piante giovani meno lignificate sono più sensibili (-5°/-8°C).
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