Il Bolzano Film Festival è attento alla realtà locale, ma aperto ad altri universi

Un’immagine dal set di “Souvenirs of war”, del regista tedesco Georg Zeller.

Il Bolzano Film Festival raddoppia. O quasi. Passa da 6 a 10 giorni di proiezioni. La 37esima edizione si svolgerà dal 12 al 21 aprile al cinema Capitol di via Streiter, il Filmclub del capoluogo altoatesino. Dodici film in concorso (tutti sottotitolati in italiano) e diverse sezioni, per un totale di oltre 70 lavori proposti.

“Pellicole” provenienti soprattutto da Austria, Germania, Svizzera e Italia, tra film a soggetto, documentari e cortometraggi. Un festival dal “profilo multiforme, sicuramente attento alla realtà locale ma profondamente affascinato da altri luoghi, da altri universi artistici e culturali, come proprio di una realtà di confine”, sottolinea il direttore artistico Vincenzo Bugno.

L’apertura, nelle tre sale del Filmclub in contemporanea, vedrà sullo schermo “Blind husbands” l’esordio alla regia di Erich von Stroheim (tra l’altro attore nell’indimenticabile “La grande illusione” di Jean Renoir). Film muto del 1919, qui in versione restaurata con l’accompagnamento musicale dal vivo resa possibile dalla collaborazione con il Sudtirol Jazz Festival. La pellicola è ambientata nelle Dolomiti, in un albergo di Cortina d’Ampezzo, dove alloggiano una coppia e un ufficiale austriaco donnaiolo.

Legate all’attualità, tra le proposte in concorso “Souvenirs of war” del tedesco Georg Zeller: quando l’ex teatro di guerra bosniaco diventa un’attrazione turistica e “Sudsee” di Henrika Kull ambientato sulle montagne tra Gerusalemme e Tel Aviv mentre, poco distante, infuria lo scontro tra Israele e Hamas. Nella sezione “RealeNonReale”, Jonathan Schornig in “Einhundertvier” riprende un salvataggio di migranti in mezzo al Mediterraneo da parte di una nave umanitaria mentre in “My stolen planet” Farahnaz Sharifi filma momenti del suo Paese, l’Iran, “tra gioia e sfida, muovendosi tra libertà domestiche e oppressione esterna”.

Il festival riserverà inoltre particolare attenzione al cinema indigeno brasiliano come a quello delle minoranze linguistiche. Verrà poi premiata, alla carriera, con un ampia retrospettiva, la coppia Yervant Gianikian, meranese di origini armene e Angela Ricci Lucchi (scomparsa nel 2018). Tutta la loro opera è caratterizzata perlopiù, anche se non solo, dalla ricerca negli archivi di frammenti, di spezzoni documentaristici poi “lavorati”, rifilmati, montati, virati, rallentati, fino a realizzare lavori del tutto nuovi, spaesanti, dai forti connotati simbolici e politici.

In programma anche un omaggio, a dieci anni dalla scomparsa, al brunicense Karl “Baumi” Baumgartner, produttore, distributore e regista, scopritore di autori quali Jim Jarmusch e Aki Kaurismaki.

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